di REDAZIONE
Hanno sfilato aprendo i loro ombrelli gialli, alcuni hanno anche assaggiato gli sfollagente, i gas lacrimogeni, le celle di sicurezza. Ma ora sono loro la nuova coscienza critica di Hong Kong, la città autonoma cinese che dal 1997 è parte della Cina. E sfidano Pechino con la rivendicazione di un concetto di democrazia lontano da quello autoritario che la leadership cinese cerca sempre più di applicare nell'ex colonia britannica. Oltre alla voglia di indipendenza. Dopo il voto di ieri, alcuni dei leader della protesta Occupy Central del 2014, indipendentisti appunto, entrano a far parte del Consiglio legislativo, il parlamento di Hong Kong, avendo avuto un'esaltante affermazione elettorale.
Era dal 1997 che gli hongkonghesi non andavano così numerosi a votare. Circa 2,2 milioni di elettori su 5,8 milioni si sono recati alle urne e molti di loro l'hanno fatto avendo in mente quello che sono stati questi ultimi anni di tentativi cinesi di limitare gli spazi rimode