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Elezioni francesi e la solita ipocrisia degli intellettuali sinistrorsi

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di MATTEO CORSINI Ci sono diverse cose che accomunano l’Italia e la Francia. Tra queste, l’importanza di essere sinistrorsi (o dichiararsi tali) se si intende essere considerati intellettuali o artisti degni di tali definizioni dagli insider e dai mezzi di informazione mainstream. Nelle due settimane che hanno separato i due turni delle elezioni presidenziali francesi, le interviste a questo o quell’intellettuale per sentire la sua opinione in merito al voto non si contano. Ovviamente sono tutti intenzionati a votare Macron, seppure turandosi il naso. Molti premettono di avere votato al primo turno per Melenchon, chavista convinto (nonostante ciò che sta accadendo in Venezuela) e fautore di una tassazione da esproprio pressoché totale per chi ha redditi superiori a venti volte la media. Tra costoro vi è Édouard Louis, scrittore ventiquattrenne (pare goda di un certo successo) proveniente da una famiglia di modeste condizioni economiche, il quale ci tiene a precisare
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