di DAMIÁN ARABIA
Nel dibattito pubblico argentino esiste una discussione ricorrente sui “modi” del presidente Javier Milei. Lo si accusa di essere stridente, di usare un linguaggio provocatorio, di rompere con le convenzioni. Tuttavia, tale critica - puramente estetica e non istituzionale - omette un dato centrale: il rispetto assoluto dei principi repubblicani che regolano la nostra democrazia.
Non esiste un solo atto di governo di Milei che abbia violato lo Stato di diritto. Non ha cercato di controllare il potere giudiziario, non ha perseguitato oppositori, non ha limitato le libertà individuali. Al contrario, il suo impegno sistematico è quello di ridurre lo Stato e, con esso, il suo potere.
L’esempio più chiaro è il suo rapporto con il giornalismo: una delle sue prime decisioni è stata l’azzeramento dei sussidi della pubblicità istituzionale, quel meccanismo opaco attraverso il quale lo Stato comprava silenzi o adesioni mediatiche. Abolendola, il Governo non ha l
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