di ROMANO BRACALINI
In Emilia-Romagna ha votato poco più del 37% degli aventi diritto. In un paese come l’Italia che, quanto a tasso di democrazia, vanta somiglianze con la Bielorussia e la Corea del Nord, il dato è rilevante, diciamo incoraggiante.
Non cambierà nulla ugualmente perché, c’è da credere, che quelli che hanno votato siano gli antichi devoti comunisti di sempre. E’ comunque il primo segnale di rivolta contro il sistema dei partiti: un ottimo segnale che speriamo venga ripetuto alle prossime elezioni politiche.
In Italia si sono svolte spesso elezioni farsa. La formula era spesso quella del plebiscito, del consenso più ampio decretato per paura o servilismo. Lo stesso ampio suffragio raccolto alle ultime elezioni da Renzi si va già ridimensionando davanti al vuoto di idee dimostrato dal fiorentino. Qualcosa del vecchio costume autoritario è rimasto nel nostro ordinamento. Solo in Italia, fino a qualche tempo fa, il voto era obbligatorio e chi non
Ho inaugurato con le scorse europee una stagione di non voto che durerà a lungo.
Con me i miei familiari, tutti convinti.
Spero che non sia troppo tardi.
Ho anche fiducia che la gente comune realizzi che il voto non è altro che un pro-forma utile solo alla classe politica per fotterci tutti e comprimere le nostre libertà in nome della loro marcia ed addomesticata democrazia.
Molti complimenti a Bracalini che scrive in modo esemplare e chiaro.