di SALVATORE ANTONACI
Sono tempi davvero cupi per l'Unione Europea questi e non trascorre giorno senza che non giunga dalla periferia dell'impero una cattiva notizia a turbare i sonni di quel manipolo di ottusi burocrati preposti al compimento del folle progetto. Se la Francia di nuovo socialista inasprirà le contraddizioni interne al Leviatano continentale opponendo, almeno a dar fede agli impegni elettorali del neo-Presidente Hollande, il partito della "crescita" (leggi euro bond e ripresa degli investimenti pubblici) a quello del "rigore", impersonato dall'establishment tedesco, altre crepe si aprono minacciose nell'edificio comune sempre più simile alla casa Usher del famoso racconto di Edgar Allan Poe.
Dalla Grecia, culla della crisi finale e preda del ritorno di spettri ideologici che si credeva debellati, gli scricchiolii sinistri si stanno, infatti, estendendo per ogni dove. Spagna e Portogallo, alle prese con fondamentali economici terribili, rincorrono con sempre magg
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