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Fenomenologia del collasso prossimo venturo

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depositi-bancaridi GERARDO COCO

Nei principali paesi industriali il tasso di interesse ufficiale è ormai a zero e in alcuni  addirittura negativo. Il sistema mondiale, coordinato dal cartello delle banche centrali, lo ha abolito. Lo scopo è stimolare l’economia? No, lo scopo è rinviare il collasso sistemico indotto proprio dalle continue riduzioni dell’interesse. Vediamo perché.

1. In un mercato libero, l’interesse effettivo è il prezzo di equilibrio tra domanda e offerta di risparmio che si forma producendo di più di quanto si consumi. La differenza, il capitale monetario, affluisce nel sistema bancario formando la base del credito. L’interesse è dunque quel prezzo di equilibrio che eguaglia l’offerta alla domanda di capitale di credito per investimenti e consumi. Un interesse alto incoraggia il risparmio uno basso lo scoraggia. Un interesse basso segnala, nell’economia, abbondanza di capitale, uno alto scarsità. Poiché il credito è una promessa di pagamento, l’interesse incorpora anche un premio per il rischio. Ora le banche, tramite l’emissione monetaria, abbassano l’interesse effettivo per offrire credito oltre il limite del capitale disponibile o risparmio. Ma se il credito erogato è superiore al risparmio la differenza è, matematicamente, inflazione. Quest’ultima entra nel mercato nella veste di nuovo potere d’acquisto e, se fosse distribuito in modo uniforme, non altererebbe le posizioni relative dei percipienti: tutti si troverebbero di fronte ad un livello di prezzi più alto e l’espansione monetaria a interesse nullo avrebbe solo l’effetto di gonfiare l’economia. Il punto è che tale potere d’acquisto gratuito o capitale fittizio viene subito assorbito dai governi e dal mercato finanziario comparativamente al resto dell’economia che subisce un risparmio forzato a interesse zero. Tuttavia per ottenere credito, deve pagarne uno alto. La differenza tra i due tassi corrisponde a repressione finanziaria. Spinta all’eccesso, l’espansione di capitale fittizio salassa l’economia reale fino alla depressione, fenomeno caratterizzato, tra l’altro, dalla scomparsa del risparmio. La soppressione dell’interesse annulla il principio di capitalizzazione da cui dipende l’esistenza del sistema assicurativo e pensionistico. Ruba il futuro alla collettività.

2. Il legame tra l’interesse a zero e la depressione non è però percepito perché l’interesse è correlato inversamente a tutti i valori. Se l’interesse è del 4%, un capitale che rende ogni anno un reddito perpetuo di 40, ha un valore di 1000. Se l’interesse è ridotto della metà, al 2 %, il capitale raddoppia a 2.000; all’1% raddoppia a 4000; al 0.5% a 8000 e così via. Tipico è il caso dei bond che vengono sempre rinnovati. Anche i titoli azionari aumentano poiché il loro reddito, che è il valore attuale del flusso scontato dei dividendi futuri, è tanto più alto quanto più basso l’interesse. E così, in generale, per tutti i valori finanziari: salgono al diminuire dell’interesse. In questi ultimi anni, i tagli seriali ai tassi ufficiali hanno quindi creato un effetto ricchezza e di solvibilità fittizia anche quando l’insolvibilità era generale. Non incorporando più il premio per il rischio hanno stimolato l’azzardo morale bancario e finanziario che richiede sempre più credito.

CAPPIO3. La componente chiave del mercato del credito è il “collaterale” che garantisce la liquidità del credito senza perdite in caso di inadempienza dell’obbligato. In periodi di crisi la ricerca di buon collaterale si fa spasmodica. E’ il collaterale a lubrificare il mercato del credito. Ora, fino a qualche decennio fa il collaterale primario era costituito dai titoli sovrani, privi di rischio per definizione. Ma oggi hanno perso tale qualità in quanto i debiti dei governi, aumentati oltre il limite di solvibilità grazie a tassi infimi, si trovano a rischio di default. Anche i paesi più affidabili, in verità ben pochi, sono a rischio in quanto creditori di paesi insolventi. Pertanto tutti i titoli sovrani, che puntellano l’infrastruttura finanziaria mondiale, devono a loro volta essere collateralizzati per stabilizzarne il valore.

4. Con che cosa? Con i derivati che sono contratti di assicurazione per coprirsi dal rischio di credito. Quando una banca acquista titoli sovrani li assicura presso istituti specializzati, gli hedge funds, stipulando, ad esempio, credit default swap e pagando il prezzo della copertura o premio in caso di rialzo dell’interesse e ribasso dei titoli. Questo mercato di premi, dilatatosi in proporzione al debito mondiale è diventato un mercato a sé, attirando le banche stesse che trattano derivati per incassare i premi. Data la velocità di transazioni del mercato finanziario il commercio dei premi è redditizio. Tuttavia, poiché l’acquisto dei derivati è finanziato a debito, assorbe credito che richiede sempre più collaterale la cui qualità degrada progressivamente. Infatti, lo stesso titolo potendo essere riusato per più garanzie perde man mano, capienza e grado di liquidità, il che richiede altro collaterale. Si è così creato un infinito sistema di sub garanzie per trasferimento dei rischi che ha trasformato il mercato finanziario in una piramide composta di vari strati di derivati in cui ogni strato sottostante garantisce quello superiore. La somma di questi strati ammonta, oggi, a $555 trilioni. Cosa garantisce questa enorme passività? Lo strato posto alla base della piramide, ossia il debito sovrano globale di $100 trilioni. E cosa garantisce il tutto? Un PIL mondiale di $ 77 trilioni. Ovviamente escludendo tutti gli altri derivati associati alla famiglia di strumenti finanziari esistenti: futures swaps,options, carry trade ecc. che fa salire il valore complessivo dei derivati a oltre il quadrilione di dollari, una cifra difficile da concepire ma tutta avallata dal PIL mondiale. Ma è come garantire un’esposizione di oltre $1000 con $1. La crisi del 2008 fu causata dall’implosione dei credit default swap che ammontavano tra $50-60 trilioni. Oggi il valore dei derivati sul debito è dieci volte superiore ma lo stato dell’economia complessiva si è aggravato. 

5. Risulta in conclusione chiaro perché il cartello bancario ha soppresso l’interesse: qualche punto base abbasserebbe il valore dei titoli e del collaterale facendo scricchiolare sinistramente la piramide globale: nel Pianeta non esisterebbe denaro sufficiente per pagare i premi in caso di rialzo dei tassi e di ribasso dei titoli. Ma più l’interesse permane a livello zero più cresce l’instabilità; d’altra parte l’economia è così debole da non sopportarne uno più alto. Le banche centrali non hanno più spazi di manovra: se portassero i tassi a livello negativo, gli acquirenti di debito sovrano pagherebbero i governi… per avere il privilegio di investire nei loro titoli! Oltre che drammatico è ridicolo. Il cartello bancario dovrebbe accollarseli in toto per evitarne l’implosione. Si è oltrepassato irrevocabilmente il punto di non ritorno,  qualsiasi manovra è rischiosa. Il potenziale di rovina è enorme e non ha precedenti nella storia. Come il collasso che ne deriverà.

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2 COMMENTS

  1. Mi associo a Nextein. Finalmente un’analisi semplice, lineare, priva di tecnicismi e complicazioni fuorvianti: una risposta comprensibile ai tanti “perché?”, “come?” etc. . Una sorta di “re nudo”. Resta un interrogativo, che potrebbe essere lo spunto di una “seconda puntata”: è immaginabile prevedere cosa succederà – concretamente – quando la piramide crollerà?

  2. Coco potrebbe scrivere anche romanzi finanziari del terrore.
    Si tratta di articoli da conservare e rileggere.

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