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Lega: tosi attende di essere espulso. e la rielezione di zaia potrebbe correre qualche rischio

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di GIANLUCA MARCHI

tosi maroniIl dado ormai è tratto. Flavio Tosi e i suoi fedelissimi sono fuori dalla Lega Nord. Non lo sono ancora formalmente perché, a quel che pare, il sindaco veronese nonché segretario nazionale della Liga, non intende andarsene sbattendo la porta, ma preferisce attendere di essere buttato fuori. Il che dovrebbe avvenire lunedì 9 marzo, quando scadrà l’ultimatum votato dal Consiglio federale che ha dato una settimana di tempo per scegliere fra l’adesione al Carroccio o alla Fondazione “Ricostruiamo il Paese”. Intanto i fedelissimi di Tosi anticipano lo strappo. E’ stata depositata presso l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale del Veneto la richiesta di Luca Baggio, già presidente della Liga Veneta, e di Matteo Toscani, punto di riferimento del sindaco di Verona nel Bellunese, richiesta di costituire un nuovo gruppo in consiglio regionale denominato «Impegno veneto». Del gruppo farà parte anche Francesco Piccolo, ex Forza Italia e autore del celebre emendamento per l’introduzione del ballottaggio nel dibattito sulla nuova legge elettorale svoltosi il mese scorso. Emendamento non votato ma che era stato visto come il grimaldello per consentire a Tosi e ai tosiani di candidarsi alle prossime regionali come terzo incomodo e alzare il prezzo per schierarsi con Zaia o con la Moretti al ballottaggio.

Dunque domani sera alla riunione del Consiglio nazionale convocata dallo stesso Tosi non dovrebbe succedere nulla, se non si cominceranno a contare le truppe che intendono seguire il sindaco in una avventura non facile (mai i fuoriusciti dalla Lega hanno avuto grande fortuna politica, questo è un dato di fatto) e che comincerà con una alleanza con Angelino Alfano e il suo Nuovo centro destra e probabilmente anche con il nuovo partito creato da Corrado Passera, personaggio con il quale Tosi è in contatto da parecchio tempo. Insomma, in Veneto alle elezioni regionali del prossimo maggio dovrebbero compiersi le prove generali per il nuovo raggruppamento di centrodestra che rifugge dagli “estremismi” di Matteo Salvini e che punta a succhiare le forze a quel che resta di Forza Italia (soprattutto se Berlusconi opterà per l’alleanza con il lanciatissimo segretario leghista) e di intercettare quelle truppe che in passato sono confluite nel Carroccio solo per convenienza.

Se da un lato quanto sta avvenendo costituisce un salutare chiarimento all’interno della Lega (non l’unico che servirebbe per capire cosa sta diventando il partito di Salvini, ma comunque un inizio…), dall’altro l’inevitabile separazione potrebbe mettere in qualche modo a rischio la rielezione di Luca Zaia alla guida del Veneto. Il governatore uscente gode di un indiscusso credito personale che lo pone ampiamente davanti a qualsiasi concorrente, a cominciare dalla renziana Alessandra Moretti, ma se in campo scenderà un candidato del terzetto Tosi-Alfano-Passera, magari lo stesso sindaco scaligero o un suo uomo, tale presenza è destinata a erodere soprattutto il potenziale elettorato di Zaia, tanto più se ciò avverrà sull’eco dell’espulsione di Tosi e dei tosiani dalla Lega.

Comunque la si prenda, la vicenda veneta si presenta come un laboratorio per il centrodestra, con il centrosinistra – in passato sempre perdente a livello regionale – che si potrebbe persino ritrovare vincente senza in pratica fare nulla, nemmeno muovere un dito. E in tutto questo quadro, ahimè, la voce degli indipendentisti (e con essi del referendum sull’indipendenza veneta), appare sempre più schiacciata in un angolo…

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1 COMMENT

  1. Francamente credo che se Zaja si allea in modo credibile con i refoli indipendentisti – ma questo vuol dire sposare la causa referendaria, dell’indipendenza – allora credo ce la farebbe. E tanto meglio (meno peggio) per i Veneti, e la causa indipendentista.

    Francamente, Tosi mi pare abbia l’appeal di uno straccio da cucina. Ma chi sono io per dirlo ai Veneti, che quando si tratta di incartarsi (Busato, Morosin, Chiavegato, Cantarutti e compagnia politicante) non sono secondi a nessuno.

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