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Una causa cumulativa per dire basta al “sostituto d’imposta”

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di CARLO CAGLIANI Dal gennaio del 2009 dà tutti i soldi in busta paga ai dipendenti: “Non voglio più fare il sostituto d’imposta – ha dichiarato a suo tempo – non sono schiavo dello Stato e non voglio lavorare per lui, nemmeno se mi paga”! Si è autodenunciato all’I.N.P.S., all’Agenzia delle Entrate ed al Ministero delle Finanze ed ha iniziato una battaglia che rappresenta un mix fra la disubbidienza civile e la resistenza fiscale. Lui è Giorgio Fidenato, piccolo imprenditore pordenonese con sei impiegati, che da tre anni entra ed esce dal tribunale per difendere le sue ragioni contro “il sostituto d’imposta”, che obbliga un datore di lavoro a prelevare alla fonte le tasse che lo Stato fa pagare ai lavoratori subordinati: “Io ritengo si tratti – spiega Fidenato – di una norma incostituzionale”. Il 28 gennaio del 2010, il giudice del lavoro di Pordenone, Riccio Cobucci, ha respinto il suo primo ricorso, ma il prossimo 27 luglio arriverà il second
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