di MATTEO CORSINI
Nel giorno in cui Luigi Di Maio ha “varato” il reddito di cittadinanza, presentando la tessera numero uno come fosse un nuovo modello di supercar, le dichiarazioni a vanvera dei componenti del governo si sono sprecate (uno potrebbe obiettare: gli altri giorni no? E in effetti sarebbe una obiezione ragionevole). Per esempio, ecco Matteo Salvini:
“È utile mettere soldi in tasca a milioni di italiani; il governo deve dare, non prendere”.
I soldi nelle tasche di chicchessia dovrebbero entrare come corrispettivo di uno scambio volontario, tipicamente a fronte di una donazione, di una prestazione lavorativa o della vendita di un bene. In questo caso saremmo di fronte a qualcosa di simile a una donazione, ancorché Di Maio e colleghi ripetano che i percettori dovranno firmare un patto con lo Stato, partecipare ad attività formative e fare lavori “socialmente utili”. Una donazione, però, fatta dallo Stato con soldi altrui, senza chiedere il parere a
La castelli ha sparato una salve di idiozie.
Salvini idem.
Dubito che abbiano mai letto qualcosa del Prof.Miglio.
con tutte le opere pubbliche che spetta allo stato metter in campo, dalle ferrovie ai tetti delle scuole ai ponti crollati o malandati alle ricostruzioni per i terremoti agli argini da rinforzare, ce ne sarebbe a iosa di lavoro da fare che gli compete, ma l’unica cosa che sa fare lo stato è inventare burocrazie infinite per rallentarlo, e intanto distribuire soldi a quelli che sì, vanno al lavoro, cioè a “scaldare la sedia”.. Li stampi lo Stato, magari in carta fasulla e riconoscibile i soldi che gli servono invece che rubarli a chi li guadagna, e pochi ma veri, col sudore della sua fronte come si dice… però chieda ora al ministro Savona passato a presiedere le finanze come fare per evitare il patatrac…