di GUGLIELMO PIOMBINI
Dalla fine degli anni venti all’inizio degli Anni Ottanta, le esperienze politiche dei paesi del socialismo realizzato hanno esercitato un’irresistibile attrazione sugli intellettuali progressisti d’Occidente. Una folla di scrittori, filosofi, sociologi, giornalisti ha creduto di trovare, in una terra lontana, un modello di società superiore a quello in cui viveva. La Russia di Stalin, la Cina di Mao, la Cuba di Castro e Guevara, il Vietnam di Ho Chi Minh si tramutarono, in questi sogni ad occhi aperti, nei paesi dell’Utopia. Questa fervente aspettativa si tradusse in un genere turistico, il pellegrinaggio politico, e in un peculiare genere letterario, il reportage fantastico-politico. Nei resoconti di viaggio, destinati ad influenzare l’opinione pubblica occidentale, questi visitatori ribaltarono talvolta in modo grottesco la realtà, finendo per giustificare l’intolleranza, la violenza repressiva, la miseria di massa. Come è possibile che propri
Bravissimo! Un mio vecchio professore di latino, mi pare a proposito di una meravigliosa ode di Orazio, ripeteva come un mantra “Ogni commento guasta”. Quindi non aggiungo altro. Mi pare di ricordare che già Von Mises mise in guardia sull’irrazionale ed irresistibile attrattiva dell’utopia socialista non solo verso “intellettuali” creduloni, ma anche verso “mediocri” affetti da invidia sociale.
Molto bello, una bella recensione di un bellissimo libro.
Io vorrei fare solamente una osservazione. C’è un vizio di fondo in questa discussione: gli intellettuali.
Il punto è che i sinistri NON possono mai entrare nella categoria degli intellettuali. Sono dei bigotti allucinati che vedono il mondo attraverso le loro allucinazioni. Se noi continuiamo a chiamarli “intellettuali” continuiamo a mandare in giro questa sciocchezza e a fargli una pubblicità gratuita.
I sinistri si “autonominano” intellettuali, come Marx è definito un economista. Una assurdità.
Chi non è di sinistra deve smetterla di chiamare “intellettuali” questi opportunisti, forse ingenui, forse furbi, sicuramente interessati. Sono persone esattamente all’opposto di un intellettuale.
Un’osservazione molto azzeccata, Marcello.
Articolo magistrale, di una lucidità e profondità di analisi ultra-raffinate. Complimenti all’autore e alla redazione.
Grazie a te Riccardo!
Eh sì gli intellettuali dovrebbero essere i più svegli, ma son stati spesso i più fessi. Meglio un onesto ignorante che non si sente nessuno, di chi pensa di appartenere a un élite che ne capisce più di tutti gli altri, e poi si dimostra sempre completamente in errore.
Un onesto ignorante dotato di buon senso è meglio di qualsiasi intellettuale in malafede collettivista
Grande articolo di Guglielmo!
L’Italia, quel Paese super gonfiato per convincere gli stolti, finito nel cesso del mondo. La caduta ci pone al 63esimo posto per la qualità della vita e all’ultimo posto per la ripresa. Per i giovani, nessun futuro neanche pregando in ginocchio Santo Speranza. Dopo il Fascismo, il Paese é scivolato in una Dittatura di gruppo denominata Democrazia all’Italiana.