di ARTURO DOILO
La burocrazia è stata spesso descritta come il cuore pulsante delle società moderne, un sistema razionale e ordinato che garantisce l’efficienza amministrativa. Tuttavia, da oltre un secolo, filosofi, economisti, scrittori e scienziati sociali ne hanno denunciato le derive: disumanizzazione, paralisi decisionale, oppressione politica, idiozia, cinismo. Lungi dall’essere un semplice apparato neutro, la burocrazia è stata interpretata come una struttura che, anziché servire l’uomo, finisce per dominarlo.
La burocrazia come “gabbia d’acciaio”
Il primo grande teorico moderno della burocrazia è Max Weber, che in Economia e società (1922) la definisce come la forma più pura di potere razionale-legale. Se da un lato essa rappresenta un progresso rispetto al dominio carismatico o tradizionale, dall’altro conduce l’individuo dentro una “gabbia d’acciaio” (stahlhartes Gehäuse), dove regole impersonali e procedure sostituiscono la libertà personal