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In italia non possono mancare i nostalgici dell’iri

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di MATTEO CORSINI Tra i favorevoli alla ricostituzione di qualcosa di simile all’Iri vi è anche Pellegrino Capaldo. Il quale, in un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore, si chiede: “L’Italia può affidare la sua economia, il suo sviluppo, la sua crescita anche civile, il suo sistema infrastrutturale unicamente alle forze di mercato, ovvero ai privati, oppure è necessario qualcosa che disciplini e soprattutto che integri queste forze”? La domanda pare essere riferita a un sistema in cui lo Stato non interviene quasi per nulla. Qualcosa di abbastanza distante dalla realtà. Capaldo è ovviamente dell’idea che l’intervento dello Stato serva, con le solite precisazioni. “Secondo me di un qualcosa che assomigli all’Iri abbiamo bisogno, evitando, naturalmente, alcuni errori commessi in passato”. Come no: abbiamo imparato la lezione. Per Capaldo il capitalismo italiano non va bene. “In Italia abbiamo un capitalismo estremamente fragile, direi (senz
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2 COMMENTS

  1. Gli illusi sostenitori della fantomatica “economia mista” pensano che il benessere di una società dipenda dal giusto mix di imprese pubbliche e imprese private (quali debbano esser pubbliche ovviamente lo stabiliscono gli illuminati politici del momento). E invece lo Stato imprenditore (e operante in perdita) inevitabilmente tende ad estendere sempre più il suo raggio d’azione (l’alibi del pubblico bene e della solidarietà funziona sempre), danneggiando il benessere dei contribuenti. E danneggiando anche le imprese sane, che dalla sua presenza vengono inevitabilmente indotte a superare scorrettamente la concorrenza invocando vantaggi corporativi, tipo “innaturali” contributi a fondo perduto, agevolazioni fiscali, creditizie, etc. etc. Più l’impresa è piccola, più la “distorsione” statale dell’economia è dannosa (Amazon, Google e company se ne fottono)

  2. Non me ne intendo di economia, ma se un’ impresa produce benefici solo a chi la tiene in piedi con il contributo dello stato cioè delle nostre tasche, non si vede perché deve essere conservata… fosse almeno strategica per il funzionamento di tutte le altre, e penso all’Ilva, è un conto, dal momento che credo che l’acciaio sia un prodotto fondamentale ancora al giorno d’oggi, ma se penso all’Alitalia, non vedo perché non debba essere affidata a chi la saprebbe gestire meglio, come in giro per il mondo si fa… Le aziende medie o piccole a volte che hanno avuto successo per la qualità dei loro prodotti che resistono nei mercati, se vanno in crisi meglio lasciarle in mano a chi ci lavora perché evidentemente la proprietà iniziale non è più all’altezza dei fondatori… Intraprendere è un’arte e un’abilità, inizialmente da sostenere con sgravi fiscali e semplificazioni burocratiche… sarà il mercato poi a deciderne il successo o la fine…

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