di MARCO CASETTA
E' difficile, tra i miti del progressismo mondiale, trovare una figura più ammirata di quella di John Fitzgerald Kennedy. Non vi è candidato democratico alla presidenza americana negli ultimi decenni che non sia stato additato come “il nuovo Kennedy”, talvolta sfiorando il ridicolo per mancanza assoluta di fascino e forza politica, come nel caso di Al Gore.
Ciò dimostra tuttavia che il referente dell'immaginario progressista resta sempre il Presidente dei primi anni '60 del secolo scorso. La persona giovane a carismatica nello stesso tempo, il coraggio di scelte difficili, la fine prematura e violenta: tutto ha contribuito a fare del 35° Presidente degli Stati Uniti l'oggetto della stima e della commozione di un movimento d'opinione senza confini.
Né si può trascurare, nella persona di Kennedy, un dato sensibile che lo ha nettamente discostato da tutti gli altri presidenti, ovvero l'adesione alla religione cattolica in un Paese che ha sempre avuto, p