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La manovra del popolo (bue): la scommessa sull’inflazione

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di MATTEO CORSINI Dopo l’annuncio di un obiettivo di deficit per il prossimo triennio pari al 2.4% del Pil, la parola d’ordine nel governo è minimizzare la reazione negativa degli investitori. I quali “capiranno” (Conte), oppure “se ne faranno una ragione” (Salvini), oppure sono sviati dal “terrorismo mediatico” (secondo Giggino da Pomigliano). Ognuno, poi, dà i numeri in termini di crescita attesa del Pil, che secondo Paolo Savona potrebbe arrivare al 3% fra un paio d’anni. Roba da moltiplicatori marziani, più che keynesiani. O da cialtroni, se preferite. Attenzione: proprio attese ottimistiche di crescita del Pil farebbero fermare il rapporto deficit/Pil al 2.4%; qualora le cose non andassero per il verso giusto, il rapporto salirebbe inevitabilmente, nonostante (lo sputtanato) Giovanni Tria abbia dichiarato che ci sarà una clausola di salvaguardia consistente in tagli di spesa automatici in caso di crescita inferiore alle attese. Clausola credibile come
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