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La rivolta degli sciapi e infelici in un paese fallito

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di MARCO CASTIGLIONI La scorsa settimana è stata presentata la 47ª edizione del Rapporto CENSIS in cui l’attuale stato della società italiana viene  sintetizzato come “infelice” e “sciapo”. Già in passato l’istituto di ricerca aveva utilizzato degli aggettivi forti per descrivere il Paese ma non è mai ricorso a delle parole così caustiche e affilate. Una scelta sicuramente voluta e certamente finalizzata a mandare un messaggio preciso. Ma è davvero così? E’ corretto definire gli italiani sciapi e infelici considerato che hanno, tanto per fare un esempio, un reddito pro capite pari a 34 mila dollari, una cifra per nulla irrilevante che li pone  al 23° posto al mondo su 196 paesi? Sembrerebbe di no anche perché significherebbe che, almeno in quanto a ricchezza, ben 173 paesi stanno peggio dell’italiano medio e quindi potenzialmente popolati da persone ancor più sciape e infelici. Qual è allora il problema? Le spiegazioni possono essere molte ma una
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