di LUIGI CORTINOVIS
La statistica ufficiale le chiama "le unità di lavoro irregolari", la gente comune quelli che "lavorano in nero". Nel 2010 quest'esercito di "manovali" ha sfiorato quota tre milioni (2,96 milioni per l'esattezza) toccando il 12,3% del totale. Questi, almeno sono i dati della Relazione annuale di Bankitalia secondo la quale se si guarda alle persone (senza considerare i doppi lavori compresi nelle unità di lavoro) i soggetti "sommersi" sono 2.549.000, pari al 10,3% del totale.
Le aree dove è più forte il lavoro sommerso restano agricoltura (quasi un quarto del totale) e servizi (13,5%) mentre l'industria si limita al 6,6% di sommerso. Il dato sulle unità di lavoro irregolari è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni, ma l'incidenza percentuale sul totale dell'occupazione è cresciuta perché sono diminuiti gli occupati. Se quindi le unità di lavoro irregolari sono passate da 2.941.000 nel 2009 a 2.959.000 nel 2010 l'incidenza sul totale è pas
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