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Lega all’ultima mediazione: salvare tosi per non mettere a rischio zaia

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di GIANLUCA MARCHI

tosi-zaia (1)Addì martedì 11 marzo 2015: mentre leggete queste note Flavio Tosi doveva essere già stato buttato fuori dalla Lega dopo 25 anni di militanza. Non avendo lui rinunciato alla tessera della sua Fondazione (Ricostruiamo il Paese), alla mezzanotte scorsa avrebbe dovuto scattare il provvedimento deciso una settimana fa dal Consiglio federale e dal segretario Matteo Salvini, cioè i massimi organi di via Bellerio. Invece nulla. Ieri il Comitato di disciplina e garanzia, presieduto da Umberto Bossi e riunitosi per un’ora e mezza (era presente anche Luca Zaia, ma non Tosi che pure ne avrebbe avuto diritto in qualità di segretario nazionale della Liga Veneta) ha deciso di prendere tempo almeno fino a oggi pomeriggio alle 14 quando si rivedrà di nuovo nella sede leghista. Ironia della sorte un organismo presieduto dall’uomo che più di ogni altro ha odiato il sindaco di Verona, cioè il vecchio Senatur, ha deciso di esperire un ultimo tentativo per salvare il salvabile.

bossi sigaro oggiEh sì perché, al di là dei roboanti ultimatum, il salvabile altro non è che la rielezione quasi certa del governatore del Veneto che, in caso di espulsione di Tosi e sua probabile candidatura in contrapposizione a Zaia, non sarebbe più così certa. E potrebbe anche succedere il patatrac, cioè l’elezione a governatore veneto dell’insulsa Alessandra Moretti, renziana di ferro. A oggi i sondaggi non sono univoci nel fotografare le potenzialità effettive di una lista Tosi per la Regione e non potrebbe essere altrimenti essendo questa una eventualità ancora in fieri e dunque non ancora sedimentata fra gli elettori, resta il fatto che il rischio – paventato da chi scrive in più di una occasione nei suoi articoli – è troppo elevato nella corsa del pur popolarissimo e amato Luca Zaia. Anche perché oltre ai tosiani di ferro, che in fatto di elettori si concentrerebbero più che altro a Verona e provincia, intorno a una lista guidata dall’attuale sindaco di Verona potrebbero coagularsi i non pochi leghisti che proprio non sopportano le ingerenze dei lumbard nelle vicende della Liga Veneta. Lo conosce bene, questo atteggiamento, proprio Umberto Bossi che è stato campione di tali ingerenze – si pensi alle cacciate di Franco Rocchetta e di Fabrizio Comencini -, ma i momenti di crisi fra Liga Veneta e Lega Nord a trazione lumbard li ha sempre scatenati a una certa distanza da una prova elettorale, per dar modo al movimento di digerire l’accaduto. E infatti i successivi test elettorali hanno finito sempre per dare ragione a lui e non ai fuoriusciti o agli espulsi.

Oggi, in caso di cacciata di Tosi, il quale furbescamente non ha mosso un passo durante l’ultima settimana attendendo che a muoversi contro di lui fosse Milano, la prova delle elezioni regionali è troppo vicina per non creare intorno al sindaco scaligero, anche mediaticamente, un’attenzione e un’attrazione tali da non far pagare dazio alla Lega Nord. E questo, guarda caso ma non troppo, lo capisce prima degli altri proprio Bossi che, attraverso il suo comitato di disciplina e garanzia, suggerisce un’estrema mediazione. Anche perché se dovesse perdere Luca Zaia i primi a essere penalizzati sarebbe proprio la Lega Nord e Matteo Salvini, che si troverebbe lanciato alla formazione del suo nuovo partito nazionale partendo da un trampolino traballante se non addirittura franante. Attendiamo ancora qualche ora e vediamo che succede…

In tale contesto – mi ripeto – il ruolo dei movimenti indipendentisti appare non solo non rilevante ma nemmeno rilevato. Alcuni sondaggi sul Veneto parlano addirittura di un 2%, cioè nulla. L’indipendentismo è dunque morto nonostante le rilevazioni di Diamanti segnalino una ulteriore crescita della voglia di indipendenza dei veneti, ormai avviata a toccare il 60%? Finché parliamo di partitini indipendentisti che tentano disperatamente di conquistare una carega al sole, possiamo certificare che l’indipendentismo è morto. Diverso sarebbe forse un progetto di indipendenza che partisse dalla gente e dalle idee e che richiederebbe un leader non compromesso e capace di far breccia nel cuore e nella testa delle persone. Ma questa è tutta un’altra storia…

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4 COMMENTS

  1. Da un sondaggio Demos di ieri, la voglia di indipendenza in Veneto tocca il 57%.
    Questo dato non si tramuta in voti elettorali.
    Chiediamoci il perché.

    Forse la via delle elezioni e soprattutto dei Partiti indipendentisti non e’ la la strada giusta.
    Forse, come sottolinea peraltro Il direttore Marchi, ci sono troppe facce compromesse con il sistema politico italiano. Forse, schierarsi con una o l’altra parte e’ addirittura nocivo alle istanze indipendentiste; l’idea di indipendenza non e’ né di destra né di sinistra, non e’ appannaggio né di Zaia né tantomeno della Moretti.

    • Penso che tu abbia ragione. Gradirei però sapere se esiste in rete un sondaggio aggiornato, qual’è la fonte di tale notizia. Cosa si intende per 2%? La somma dei voti di tutti i movimenti indipendentisti? Se così fosse, la situazione andrebbe a ritroso di un bel po’ di anni! E’ proprio vero, la divisione non giova a nessuno.

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