di GILBERTO ONETO
La passerella sul palco di Pontida è stata lo specchio fedele dell’attuale situazione in casa leghista. In tanti si sono già soffermati sulle divisioni interne e sulle contrapposizioni fra maroniti e bossiani e non serve parlarne ancora: oltre a tutto non sembrano avere consistenza al di fuori della voglia di rivalsa di qualcuno e dall’azione – questa sì pericolosa – di Tosi in Veneto.
Gli interventi sono invece interessanti per definire il paesaggio interno del Movimento.
Davanti ai microfoni si sono succeduti personaggi improbabili che hanno creduto di compensare il nulla che avevano da dire con un prodigo sfoggio di decibel: tutti presentati con strepiti da stadio e da mercato ortofrutticolo da uno che per più di quattro anni ha gestito l’urbanistica lombarda, che avrebbe dovuto garantire la difesa del suolo, la corretta pianificazione e il trasferimento delle identità in fattezze territoriali. Già questo – per non parlare del suo astuto
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