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Lo Stato come minaccia permanente: non esiste potere che non tenda a espandersi

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di MARIETTO CERNEAZ Nelle democrazie contemporanee, lo Stato è diventato qualcosa di ben diverso da ciò che i teorici liberali del passato avevano immaginato. Non più “guardiano notturno”, come auspicava Frédéric Bastiat, ma una macchina tentacolare, onnipresente e pervasiva, che entra in ogni aspetto della vita del cittadino: dalla sua salute, alla sua casa, al suo pensiero. La narrativa ufficiale lo dipinge come garante del bene comune, baluardo contro le disuguaglianze e dispensatore di diritti. Ma la realtà, sotto la superficie patinata della propaganda istituzionale, mostra un’altra verità: lo Stato è spesso l’origine dei problemi che pretende di risolvere. Il grande Murray Rothbard, padre dell’anarcocapitalismo, era netto: "Lo Stato è l'organizzazione dell'aggressione sistematica, legale e istituzionalizzata", Secondo Rothbard, la distinzione tra crimine privato e crimine di Stato è puramente formale: il primo è punito, il secondo è legittimato. Quando i
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