di MASSIMO PONGOLINI
Agghiacciante e come sempre più spesso, accade che la realtà superi la fantasia. Da qualche settimana si parla del caso delle due "babies-prostitute", studentesse di 15 e 16 anni nel quartiere Parioli a Roma. Come sapete la questione è venuta a galla perché la madre di una delle due minorenni non capiva certi comportamenti aggressivi di sua figlia uniti ad una notevole disponibilità di denaro. La spaventosa sorpresa, unitamente allo squallore e alla povertà della storia, sta dalla parte dell'altra madre, mamma della più giovane delle ragazzine, la quale era consenziente dell' attività di prostituta della figlia ma non solo, le chiedeva pure un maggior numero di prestazioni per ottenere più soldi. Pochi giorni fa si son potuti leggere i colloqui telefonici tra la mamma e la figlia intercettati dal telefono della piccola sgualdrina. Li avete letti?
Eccoli pari pari:
mamma: “Senti un po', ….ma tu che fai? Non te movi oggi?
Notate l’ipocrisia dei programmi televisivi di questi giorni davanti alla questione prostitute.
Se una prostituta paga una percentuale ad un protettore o ad una casa chiusa si parla di sfruttamento.
Ma perchè non si parla di sfruttamento quando lo stato spella vivo un lavoratore spesso togliendogli perfino il cibo di bocca pur di fargli pagare le tasse ?
Se domani lo stato pretendesse la decima da ogni puttana che incrocia si chiamerebbe ancora sfruttamento ?
azzeccato il riferimento al togliere il cibo di bocca, che si parli della quotidianità (vedi l’aumento delle file alla caritas per pranzo) alle occasioni speciali (fa notizia il forte calo delle famiglie che rinunceranno ai cenoni natalizi causa crisi).
ma che risponde lo Stato? che siamo tutti un po’ sovrappeso ed un po’ di dieta non può che farci del bene!
Acuto paragone.
Dopotutto lo Stato è fatto di persone, perché dovrebbe essere più umano di una madre che spinge sua figlia a prostituirsi?