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L’ultimo misfatto contro la padania: cancellate le banche popolari. e la lega tace

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di GIANLUCA MARCHI

Banche-popolari-1024x575Ci raccontano che l’Italia sta uscendo dalla crisi e alcuni di noi sono portati a crederlo più per disperazione che per altro. Invece le cose non vanno affatto così, anzi. La realtà è che questo paese sta immerso nella crisi come e peggio di prima. Lo era già quando è esplosa la crisi finanziaria del 2007-2008 e lo è ancora oggi. Allora l’Italia aveva una produttività ferma già da almeno quindici anni. In Germania, tanto per fare l’esempio più calzante, in quello stesso periodo la produttività è aumentata del 3% all’anno e i salari sono cresciuti dell’1% all’anno. Da noi, invece, con una produttività ferma, gli stipendi sono cresciuti mediamente del 2% all’anno: una situazione insostenibile e infatti oggi abbiamo una disoccupazione altissima, che diventa drammatica in campo giovanile. Dal 1999 al 2008 l’Italia ha perso circa il 30% di competitività rispetto ai concorrenti tedeschi.

Ma nonostante questi dati eloquenti, tentano di convincerci che tutto è finito e l’Italia ha davanti un futuro radioso. E intanto una classe politica in gran parte responsabile di questo andazzo sta compiendo l’ennesimo misfatto nel silenzio quasi generale. Mi riferisco all’uccisione programmata del sistema delle banche popolari. Il governo ha da poco varato la riforma che obbliga tutte le principali banche popolari, quelle che hanno un attivo di almeno 7 miliardi di euro, di trasformarsi in spa, divenendo così appetibili e scalabili per i grandi gruppi. E’ una riforma che ci chiede l’Europa, si dice, e infatti questa Ue è governata da tutto fuorché dalla vera politica con la p maiuscola.

Finora le banche popolari, le uniche rimaste legate ai territori dopo la cancellazione delle Casse di risparmio, sono vissute sulla regola del cosiddetto “voto capitario”, vale a dire ogni socio vale un voto indipendentemente dal numero delle azioni possedute. Con la riforma, invece, peserà il numero delle azioni  e il cosiddetto credito cooperativo rimarrà limitato alle popolari più piccole e alle casse rurali. Ciò avviene mentre la Germania compie il percorso inverso, rafforzando il credito cooperativo e portando la finanza più vicino al sistema produttivo. In Italia, invece, questo rapporto fra finanza e sistema produttivo viene reciso. Non va infatti dimenticato che in questi anni di crisi le banche popolari sono state spesso le uniche istituzioni finanziarie che hanno aumentato anziché diminuire il credito erogato alle imprese e alle famiglie dei territori di riferimento.

Come detto tutto ciò sta avvenendo nel silenzio pressoché assoluto, senza alcun dibattito o discussione nemmeno in un convegno della più sperduta sede universitaria. Anche la Lega Nord, che in una precedente riforma del credito si era battuta anima e corpo riuscendo a respingere un primo assalto alle popolari, ora se ne sta totalmente disinteressando.

Ciò che sta avvenendo, invece, è l’ennesimo assalto, forse quello definitivo, al sistema produttivo della Padania. Le banche popolari interessate alla riforma, infatti, sono quasi tutte padane e i veri esperti di credito cooperativo prevedono che, una volta trasformate in spa, cioè in banche classiche, subiranno l’assalto dei grandi gruppi europei, i quali scenderanno in Italia non per dare una mano alla ripresa del paese, ma per stringere ancora di più le maglie del credito a favore del sistema produttivo padano, l’unico che spaventa e concorre con gli altri grandi paesi Ue. Insomma, sta per compiersi un passo forse decisivo per la svendita della Padania e il movimento politico che ancora formalmente si ispira a questo territorio non leva una sola voce. Vero, la Lega sta diventando partito nazionale e della Padania ormai nun glie può fregà de meno…

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2 COMMENTS

  1. la giustificazione di questo silenzio è dettata anche dal fatto che dopo questa decisione le azioni delle popolari sono salite di botto e la possibilità che le pop diventino scalabili porterà a possibili ulteriori aumenti futuri del prezzo delle azioni, di conseguenza gli azionisti non hanno interesse a protestare, il voto capitario viene sacrificato volentieri per un più 10% più 20% che in prospettiva potrebbe aumentare ancora. Più in generale siamo abituati a pensare che se la borsa va su e lo spread va giù la decisione è buona, ma ciò non è sempre vero, è un distorsione del nostro modo di pensare…

    per gli azionisti é interessata miopia, si vede il guadagno immediato e privato e non si pensa al danno collettivo futuro, per i giornalisti di regime è un tacere la verità per compiacere renzi, l’europa e i magari i loro stessi editori che sulle popolari hanno messo gli occhi, di cosneguenza ancora una volta il Miglio Verde dimostra di valere si (pochi) soldi dell’abbonamento visto che ne parla nel silenzio generale.

    Dovrebbero intervenire i politici che dovrebbero occuparsi del bene comune, per questo il silenzio della Lega è ancor più grave!!!!!

  2. ho letto con interesse questo articolo, per capire meglio cosa succede alle banche popolari, poi per rigraziarvi per aver usato la fotografia della mia banca, dove io ho il conto.
    Giovedì, su radio padania c’è radio borghi aquilini responsabile economico della lega nord, e se parleranno di questo argomento magari telefonerò per chiedere delucidazioni. nel frattempo tra le persone della città non si è sollevato nessun commento in particolare. quindi restiamo in attesa e speriamo in bene

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