di GIORGIO BARGNA
Quando leggo la parola globalizzazione la prima sequenza che mi viene alla mente è la frutta che troverei in Italia e che viene invece importata, magari dal Paraguay, che resiste giusto il tempo di entrare nel mio frigo, che nel trasporto e nella logistica giustifica l’80% del proprio prezzo. Quando leggo la parola globalizzazione il primo danno che mi viene alla mente è il debito. Se tu sposti la produzione, che so, in Oceania, produci sempre di meno; logica conseguenza, non producendo, dovresti anche consumare di meno. Ma sei indottrinato a consumare e, per mantenere lo standard, ti indebiti. Conseguenza ovvia: tutti i paesi occidentali sono sempre più indebitati, perchè importano sempre di più invece di prodursi da soli quello che gli occorre. Se per il consumatore si tratta di autolesionismo acquisito, per il produttore è manna dal cielo. Da sempre esso cerca la maggior produzione a minor prezzo. Per qualche tempo, chi produce, si è accontentato dei pr
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