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Napolitano o’ re, banalità e l’antico vizio del privilegio

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di ROMANO BRACALINI Nel tradizionale discorso di Capodanno, Napolitano, intervenendo come da copione sui grandi temi del momento, ha dato, con l’apparenza dell’equità e della saggezza, un colpo al cerchio e uno alla botte. Non ha nascosto che gli italiani dopo la “cura” Monti sono più poveri; ma lo ha detto con una frase felpata che ne attenuava la gravità facendola passare come contingente: ”aumenta incidenza povertà su famiglie”, e se essa poteva suonare come una sconfessione di Monti, subito rendeva merito al professore dicendo “ma c’è un ritorno di fiducia nell’Italia”, che non si capisce dove l’abbia letto. Poi, dopo un’altra frase la cui banalità sta nell’assunto: ”Rilanciare l’economia insieme all’Europa”, aggiungeva: ”distribuire meglio gli sforzi del risanamento”, che pareva l’implicito riconoscimento che gli sforzi maggiori il professor Monti li aveva fatti pagare ai ceti più deboli, aumentando il debito pubblico, senza taglia
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