di MATTEO CORSINI
La notizia battuta dall'Ansa è la seguente: "Un centinaio di alunni della scuola elementare D'Assisi di Torino ha accolto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al suo arrivo a Torino a Palazzo Madama. I bambini, accompagnati dalle loro insegnanti, hanno cantato l'Inno di Mameli e una canzone di benvenuto. Gli scolari hanno atteso il Presidente sotto la pioggia e il vento, in una piazza Castello blindatissima dove non c'erano praticamente altre persone."
Quando ho letto questa agenzia sono stato per un po' indeciso se ridere o fare una smorfia di disgusto. Immaginate la scena: un centinaio di scolaretti “sotto la pioggia e il vento” (quindi destinati in buona parte a prendersi l'influenza) che, dopo essere stati indottrinati da delle zelanti maestrine, cantano l'inno di Mameli mentre arriva Napolitano.
Se al posto di Torino avessi letto Pechino, o Caracas; oppure se quel 6 marzo fosse riferito agli anni Trenta del secolo scorso, la notizia n
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