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Non ci faremo ridurre a dei “codici a barre” con diritti temporanei

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di GIANFABIO CANTOBELLI

La corruzione etica delle classi dirigenti (compresi gli organi istituzionali, nessuno escluso), da tempo ridottesi a mere esecutrici di agende elaborate in consessi oligarchici estranei alla rappresentatività democratica, sta mostrando la sua faccia più turpe e criminale nell’aggressione alla legalità costituzionale perpetrata con il pretesto di una “pandemia” tenuta artificialmente in vita in funzione di un disegno eversivo di cui si intuiscono, per chi sappia riconoscerle, sinistre connotazioni antiumane.

Più la realtà si fa carico di smantellare la narrazione ufficiale disvelandone le clamorose incongruenze logiche, le conclamate fallacie scientifiche e le palesi mistificazioni, più il potere, tetragono ad ogni contraria evidenza, implementa, con crescente violenza ed ostentato disprezzo del diritto, un progetto di scardinamento delle libertà fondamentali volto all’instaurazione di un regime della sorveglianza totale in ossequio ai desiderata di quelle losche elitès usuraie che hanno intronato a Palazzo Chigi uno dei loro più fidati e pericolosi luogotenenti.

Il patente fallimento dei “vaccini” (rectius farmaci genici) dimostratisi non “immunizzanti”, il naufragio inesorabile – dose dopo dose – della retorica miracolistica del “siero magico”, l’emersione di gravissime omissioni e sciatterie nella messa a punto dei predetti sieri, la anomala impennata dei decessi per “malori improvvisi”, lungi dal consigliare prudenza hanno rinfocolato ulteriormente il parossismo inoculatorio governativo a dimostrazione, ove ve ne fosse bisogno, che la “campagna vaccinale”, appaltata ad uno sgradevole carrierista in divisa, è finalizzata alla patologizzazione permanente del corpo sociale a scopo di controllo biopolitico piuttosto che a tutelare quella “salute pubblica” brandita come una mazza ferrata per infliggere colpi mortali allo stato di diritto.

La vigliacca latitanza degli organi costituzionali di vigilanza (ad iniziare dalla più alta magistratura repubblicana per finire alla “oppofinzione” parlamentare) unitamente alla servile condiscendenza di media, sindacati, università ed al ben retribuito conformismo del mondo della “cultura” e dello spettacolo, ha favorito la tracimazione psicotica del delirio di onnipotenza non solo del “vile affarista” (copyright del Presidente Emerito Francesco Cossiga) ma anche di talune mezze figure (ogni riferimento ad un ministro, la cui statura fisica è pari a quella morale, non è casuale) di regime le cui stercorarie esternazioni ne dovrebbero comportare, altrimenti, l’immediata defenestrazione per impresentabilità istituzionale e la messa in stato di accusa per gravissimi reati.

Il metodo mafioso è stato spudoratamente sdoganato e legittimato come pratica di governo da un esecutivo garante di interessi radicalmente antipopolari la cui abominevole protervia autoritaria non ha avuto remore a far carta straccia della “Costituzione più bella del mondo” per imporre un odioso apartheid ai danni di quella parte della cittadinanza che, a dispetto di certi (untuosamente ipocriti) appelli quirinalizi al “dovere morale” e al “senso civico”, non si è, legittimamente, piegata a sottostare al vero e proprio “pizzo” biosanitario di un abbonamento a tempo indefinito ad una (rischiosa) profilassi sperimentale pur di essere reintegrata nella pienezza di diritti inalienabili, non comprimibili né condizionabili.

I depravati domatori del circo pandemico, agitando con una mano la frusta del ricatto vaccinale e promettendo, con l’altra, l’umiliante ciotola di croccantini di un “pass” operano per degradarci da uomini ad animali ammaestrati, da esibire nel salto nel cerchio di fuoco per il divertimento (ed il profitto) dei pushers di big pharma accomodati in platea.

A dispetto delle volgari insolenze di uno spregevole mandarino della medicina di regime non siamo “sorci” pronti a seguire inebetiti (come nella fiaba) il torvo “pfitzeraio” di Palazzo Chigi verso il baratro di un infame dispotismo sanitario in cui la libertà sarà sempre “una dose più in là” né intendiamo farci ridurre a codici a barre cui collegare “diritti a tempo” concessi a capriccio da un sovrano tecnocratico senza volto, senza nome e senza legittimità.

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