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Povera italia, con la crisi non si mangia nemmeno più il pesce!

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di REDAZIONE Nel 2013 crollano i consumi di pesce fresco che fanno segnare un calo del 20 per cento in valore, con riduzioni a due cifre per alici (20 per cento), spigole (-19 per cento), calamari (-17 per cento), cozze (-15 per cento) e naselli (-12 per cento). E' quanto emerge da una analisi di Coldiretti Impresa-Pesca sugli effetti della crisi sui consumi di pesce degli italiani sulla base dei dati Ismea relativi al periodo gennaio-novembre. Un trend che, oltre al pesce fresco, coinvolge anche quello surgelato, con una diminuzione in valore dell'8 per cento, mentre gli unici dati positivi vengono da due prodotti singoli: la trota e il baccala', entrambi in aumento del 16 per cento. La crisi - continua Coldiretti Impresa-Pesca - fa scendere i consumi di pesce degli italiani al di sotto dei limiti di guardia su valori stimati sotto i 20 chili a testa all'anno, nettamente inferiori a quelli degli altri partner comunitari con sbocchi sul mare come il Portogallo (oltre 60 chili di
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