di PAOLO L. BERNARDINI
Notoriamente, gli accademici sono conservatori, innanzi tutto di un ordine o sistema che garantisce loro una serie di privilegi. Da una parte il loro effettivo incidere nella struttura sociale è minimo, sia per la professione che svolgono, sia per il loro numero, relativamente esiguo. Se in Italia su circa sessanta milioni di abitanti, vi sono circa 60.000 docenti universitari strutturati, ovvero lo 0,1% della popolazione, in altri paesi europei e non europei il loro numero è ancor più limitato. Inoltre, la loro funzione di “ideologi” di questo o quel partito, di questo o quel movimento, è piuttosto ridotta, rispetto anche solo a venti anni fa, e il loro posto, dovendosi difendere non “idee”, ma lo “status quo”, è stato preso da altri personaggi, totalmente privi di contenuti e capacità intellettuali, ma pienamente, e proprio per la loro nullità, a loro agio nel mondo mediatico. Anche nei luoghi istituzionali il loro numero si è – spesso