di MATTEO CORSINI
“Ora, dati i rovesci della congiuntura, Renzi e Padoan devono convincere la Commissione che il target del deficit va spostato dall’1,4% al 2,2-2,3%, che si tradurrebbe in un “abbuono” tra gli 8 e i 10 miliardi. Che, aggiunti, ai risparmi attesi dalle operazioni di spending review (se finalmente si metteranno in pratica a partire dal sacrosanto piano per il taglio delle società partecipate degli enti locali) potrebbero mobilitare risorse per altri 6-7 miliardi”. Il Sole 24Ore, in questo caso tramite Alberto Orioli, sponsorizza da diverso tempo la “flessibilità”, pezzo forte della Renzinomics. Nulla di particolarmente innovativo, né in Italia, né altrove: è la vecchia ricetta keynesiana che consiste nel tentare di gonfiare il Pil facendo più deficit; alle conseguenze ci si penserà poi in futuro. Una ricetta che è sempre piaciuta a chi governa, perché aiuta il consenso elettorale. Se il Pil si gonfia ci si intestano i meriti, se non si gonfia s