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Quinto di treviso, l’indipendentismo era chiuso per ferie

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quinto-treviso-immigratidi ENZO TRENTIN

Sulla vicenda dell’«occupazione» per “manu prefetti” di alcuni appartamenti sfitti a Quinto di Treviso da parte di clandestini raccattati nei pressi delle coste libiche, i principali mass-media del paese di Arlecchino & Pulcinella hanno dato sufficiente informazione, per cui siamo autorizzati a credere che “tutti” ne siano informati.

Ciò che ci sembra sia sfuggito in generale all’indipendentismo veneto è l’assenza di un qualsivoglia sostegno alle famiglie che hanno subito il diktat prefettizio. È vero che abbiamo visto le ceneri di un paio di materassi e qualche altra piccola suppellettile quale segno di “rivolta”; ma questo mini rogo pare non sia stata opera di coloro che hanno sino a ieri innalzato l’ideale bandiera del “Prima il Veneto”. Sembra, infatti, sia stata l’opera di alcuni ragazzotti aderenti formalmente o idealmente a «Casa Pound». Anche il vessillo di San Marco non è apparso il nessuna immagine. Di contro un paio di tricolori sventolavano all’ingresso dei condomini in questione, e sicuramente lo si sarà dovuto ai ragazzotti di cui sopra.

È vero: abbiamo visto il presidente della Regione Veneto: Luca Zaia, presente sulla «crime scene» a fare la sua passerella corredata delle usuali quanto banali e inutili dichiarazioni. Verbale fuffa propagandistica oltremodo lontana da qualsiasi formale azione di rivolta alle imposizioni governative. Segno che anche quando lanciò lo slogan Prima il Veneto, non intendeva certo prendere posizione contro quello Stato che egli rappresenta, e dal quale è profumatamente remunerato.

È mancato anche il Consigliere regionale sedicente indipendentista, che pur abitando il provincia di Treviso, e quindi a pochi chilometri dall’accaduto, ha brillato per la sua assenza. Eppure i suoi sostenitori politici vorrebbero che gli indipendentisti si rivolgano a lui per percorrere la via all’autodeterminazione del popolo veneto. Né, a nostra conoscenza, quei veneti che vantano riconoscimenti all’ONU hanno stilato note di protesta a questo organismo internazionale.

Sono mancati i rappresentanti e i ministri dei 5 o 6 autogoverni del popolo veneto. [e qui ci scusiamo per aver perso il conto esatto] Assenti erano i giudici del cosiddetto Tribunale del popolo veneto. Assenti erano quegli avvocati che in altri tempi si sono spesi per gli illegittimi incarceramenti di patrioti veneti. Assenti i leader, o pseudo tali, degli infiniti partiti e movimenti indipendentisti veneti. Nessuno che abbia fatto un fiato di sdegno a sostegno di quegli autoctoni che per entrare nelle loro case hanno dovuto presentare i documenti di riconoscimento alle forze dell’ordine. Nessuno che abbia sottolineato come con il “successo” dello spostamento dei profughi in un’altra località sempre del trevigiano, il problema non sia stato risolto ma solo spostato un po’ più in la’.

Negli anni ’20 del XX secolo nelle caserme italiane il Caporale di giornata soleva fare l’appello dei soldati presenti, ed in corrispondenza della chiamata del del tal dei tali si sentiva, a volte, rispondere dalla truppa: «Morto in Libia». Ai nostri giorni alla chiamata dell’indipendentismo veneto a sostegno di questa popolazione angariata dalla Stato italiano potremmo rispondere: «l’indipendentismo veneto è chiuso per ferie!»

L’unica nota che ci giunge in redazione è la seguente:

«INVASIONE

Quinto di Treviso – Sì, la gente di Quinto di Treviso (grazie alla forte solidarietà ottenuta) ha avuto ragione delle operazioni torbide condotte ai suoi danni, in concorso tra di loro, da mafia libica, da Governo italiano e da ambigue società lucrative di collocazione dei clandestini.

Per i Veneti il problema non è però risolto, è stato solo spostato, e le province venete restano sotto forte pressione per accollarsi migliaia e migliaia di clandestini in arrivo, perché come dicevano quelli di mafia-capitale: “i “profughi” fanno affari superiori a eroina e “monnezza””.

La nostra resistenza deve perciò continuare per sconfiggere l’azione di guerra condotta contro la Nazione Veneta dalle mafie internazionali che vogliono la nostra sparizione.

Il Governo Veneto era presente e rimane vigile e combattivo per opporsi alle politiche antivenete condotte dal fronte mafioso.

Venezia 18.7.2015

Albert Gardin – Presidente del Governo Veneto»

Tuttavia è bene notare che tale Governo Veneto parla ambiguamente di solidarietà, ma non dichiara esplicitamente chi l’ha praticata. Parla di resistenza, combattività e vigilanza, ma non esplicita in quali forme. Al di la’ di queste generiche dichiarazioni, nulla di visibile, di significativo, di decisivo s’è constatato. E noi, giusto per onor di cronaca, lo segnaliamo.

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