di REDAZIONE
TRIESTE. Un escamotage per consentire ai consiglieri regionali di concedere contributi a coniugi e parenti fino al secondo grado. Un comma infilato nel mare magnum delle variazioni di bilancio, un colpo di spugna a un articolo di legge di 12 anni fa, un via libera per organismi culturali, di volontariato e di promozione sociale privi di finalità di lucro: la maggior parte delle associazioni, destinatarie di quelli che passano come i classici “contributi alla parrocchia”.
Il buon gusto vorrebbe che non ci fossero collegamenti di parentela troppo stretti tra chi gestisce il denaro pubblico e chi lo riceve. Non a caso, all’articolo 31 della legge regionale 7 del 20 marzo del 2000, con Roberto Antonione a capo della giunta del Friuli Venezia Giulia, il Consiglio infilò, in quello che fu allora il “Testo unico delle norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso”, un divieto generale di contribuzione. Il testo era molto esplicito: fatt
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