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Se il 57% dei veneti si dice favorevole all’indipendenza

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Referendum-Venetodi FIORENZO PIEROBON

C’è qualcosa di paradossale che aleggia sul Veneto: i veneti sognano l’indipendenza, ma l’indipendentismo non ha alcuna seria e consistente rappresentanza politica nelle istituzioni. 

Il paradosso di cui sopra è confermato da un sondaggio “Demos”, condotto da Ilvo Diamanti, che ha pubblicato il quotidiano “la Repubblica”. Che dice? “Sia considerando tutti gli elettori, sia guardando alla sola base leghista la maggioranza assoluta del campione intervistato è per l’indipendenza. Se si considera l’insieme globale sono per il sì all’indipendenza il 57% degli intervistati e per il no il 41%. Proporzioni bulgare, invece, se si guarda al popolo leghista: più di otto persone su dieci vogliono l’indipendenza”.

Se il 57% dei veneti è favorevole all’indipendenza (e questo dato si ripete da qualche anno ormai), come mai la Liga Veneta-Lega Nord non ha mai ottenuto successi plebiscitari, ovvero – come accade per il Svp in Sud Tirolo – maggioranze assolute o quasi? Oppure ancora: come mai altri partiti indipendentisti, quando si sono candidati alle amministrative, hanno ottenuto una manciata di voi? Possiamo provare a dare qualche spiegazione:

1- La Liga Veneta-Lega Nord non è mai stata capace di trasmettere agli elettori un messaggio elettorale coerentemente indipendentista. Lo ha fatto tra il 1996 e il 1999 quando segretario era Umberto Bossi, ma allora si parlava di Padania e non di solo Veneto. Dopodiché, Bossi ha lasciato perdere ed ha iniziato a parlare di famiglia tradizionale, immigrazione clandestina, vescovoni e roba del genere. In più, ha sempre e incessantemenete sostenuto a Roma Silvio Berlusconi ed i suoi governi, che le istanze indipendentiste le hanno sempre e solo derise ed osteggiate.

2- Le altre formazioni indipendentiste non hanno saputo creare un’alternativa credibile. Vuoi per la notoria litigiosità, vuoi per la mancanza di un progetto coerente, vuoi per il fatto che gran parte di loro non sono altro che espulsi (a rate) dalla Lega Nord (e quindi si odiano gli uni e gli altri da tempo immemore), vuoi per il fatto che la stampa nazionale ha sempre avuto buon gioco a far apparire una Lega Nord nazionalista e centralista (ancor di più oggi che ha come segretario Salvini), come unica depositaria delle istanze secessioniste. Un ottimo specchietto per le allodole.

3- Perché i veneti che rispondono ai sondaggi di Ilvo Diamanti confondono l’indipendentismo con l’autonomia. Mi spiego: affermano di essere favorevoli all’indipendenza, ma in realtà pensano che dire sì all’indipendenza significhi dire sì ad un Veneto regione a statuto speciale, ma pur sempre all’interno dei confini italiani.

Le elezioni regionali sono alle porte, ufficialmente le urne si apriranno il 10 giugno. Se il sondaggio di Diamanti corrispondesse al vero, e se Zaia fosse davvero un indipendentista (come usa dire in certe occasioni), basterebbe che l’attuale presidente di Regione scegliesse di correre da solo (lasciando Forza Italia, Fratelli d’Italia e Italianeria varia al loro destino) e proponesse come programma un solo punto: indire il referendum per l’indipendenza del Veneto (quello approvato anche da lui con la legge n.16 del 2014). Risultato? Finirebbe col vincere le elezioni (e ricoprire nuovamete il ruolo di “governatore”) e successivamente col far vincere il “SI” al Referendum, col quale si chiederà ai veneti se vogliono l’indipendenza della loro nazione dall’Italia. 

Se così non fosse (e stando ai contributi volontari mai arrivati da parte dei veneti per celebrare il referendum, qualche dubbio viene…), significa due sole cose: o Diamanti fa sondaggi farlocchi, oppure i veneti sono solo dei ciarlatani. Ed allora Oliviero Toscani finirebbe col cantare vittoria…

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3 COMMENTS

  1. Io ho avuto più di qualche rogna con le fdo per il mio indipendentismo, ma non darò mai un euro per la presa in giro del referendum regionale. Volete dirmi che su 20.000 milioni di euro di residuo fiscale, non ne trovano 14 (ma poi perché 14 se quello per l’autonomia costa 4? Che fanno le schede d’oro?) per farlo? Con quello che pago di tasse alla regione dovrei fare la figura del piddino che paga i 2 euro per farsi prendere in giro?

    Ma soprattutto, credete davvero che anche avendo i soldi lo farebbero? Se non vi siete informati sappiate che la stessa cosa è stata fatta e immediatamente cassata in Sardegna, e là non sono di sicuro smidollati come noi…

  2. Non confondiamo mele e patate. Il somdaggio parla di 57% dei veneti. L’89% di Busato è sui votanti, che sono stati, a suo dire, il 63% degli elettori. E quindi i numeri sono abbastanza simili.
    Per quanto riguarda il contributo per il referendum, esprimo il mio personalissimo punto di vista:
    io sono indipendentista (aborro l’i-taglia e ogni forma di associazione ad essa); non ho versato, né mai verserò, un euro alla regione italiana veneto per due fondamentali motivi. 1 – Pretendo una rendicontazione precisa delle spese da effettuare per un referendum. Non si capisce bene perché un quesito (quello sull’autonomia) debba costare molto meno dell’altro (sull’indipendenza). Sento un vago profumo di presa in giro. 2 – Il mio contributo lo voglio poter dare fattivamente. È ora che la regione dia impulso ai comuni per la creazione di apposite liste per scrutatori volontari. Mi iscriverei un secondo dopo.
    Io sono un cittadino titolare della propria sovranità. Per esercitarla non credo di aver bisogno di versare soldi ai politici.

  3. 57% favorevoli all’indipendenza? Per Busato erano all’80 e passa…. L’uno per cento ha versato il contributo per il referendum….

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