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Tasse volontarie? Non sono per nulla un’utopia

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di GUGLIELMO PIOMBINI In tutte le democrazie occidentali la riduzione delle imposte e della spesa pubblica è diventata ormai una missione impossibile. Nessun governo, tecnico, di destra o di sinistra, sembra essere in grado di rovesciare l’innata tendenza dei nostri sistemi politici ad evolvere verso forme sempre più estese di statalismo. La ragione, forse, sta nel modo difettoso con cui sono organizzati i nostri apparati pubblici e fiscali, troppo coercitivi e burocratizzati. Probabilmente non è possibile arrestare questa tendenza con gli strumenti del normale gioco politico democratico, sperando che si formi in Parlamento una maggioranza favorevole a consistenti tagli delle tasse e della spesa pubblica, perché la logica del sistema va nella direzione opposta. Cosa si può fare, allora? L’unica proposta veramente innovativa, in mezzo a tanto chiacchericcio ripetitivo sulla lotta all’evasione, il pagare meno per pagare tutti o la spending review, arriva dalla Germania.
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3 COMMENTS

  1. Ho letto questo libro nel 2013. Quello che più meraviglia è l’incapacità della Chiesa cattolica di aderire alle tesi di Sloterdijk, considerando una forma di solidarietà la tassazione coercitiva, che non solo non ha niente a che vedere con la solidarietà, ma ne è la più clamorosa negazione, portando alla deresponsabilizzazione delle coscienze (ci deve pensare lo Stato, non io).

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