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There is no climate emergency! Ma che ne sa uno che dirige “la Repubblica”?

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di ANTONIO BELMONTESI

Il direttore di Repubblica, sul numero di domenica 7 agosto, scrive un editoriale dal titolo “Più coraggio per l’ambiente”. In esso sostiene che l’opinione pubblica italiana ritiene prioritaria la questione climatica e che quindi la politica se ne deve occupare con urgenza. Sentenzia: “I cambiamenti climatici sono indiscutibilmente fra noi, la discussione scientifica sulla loro origine è ormai conclusa”.

Non voglio entrare qui nel merito della questione climatica, ma solo mettere in risalto la pochezza di individui come Maurizio Molinari e di tanti come lui; una pochezza che ha due fondamentali componenti: l’ignoranza e la malafede.

Non credo che il direttore di Repubblica abbia una formazione scientifica, ma un intellettuale, con buoni studi liceali alle spalle, dovrebbe sapere in che cosa consista il metodo scientifico e capire che previsioni di lungo periodo, benché fatte da uomini di scienza sulla base di modelli matematici (che peraltro fanno acqua da tutte le parti), non possono avere la dignità di proposizioni scientifiche, per il semplice fatto che si sottraggono inevitabilmente a processi di falsificazione, e cioè non possono essere contraddette.

Ma anche riconoscendogli, a lui e ai tanti opinionisti come lui, l’attenuante dell’ignoranza, è la disonestà intellettuale che non si può perdonare. Affermare che “la discussione scientifica sulla loro origine (quella dei cambiamenti climatici) è ormai conclusa”, titolare spesso, come fanno quasi tutte le testate giornalistiche, “la scienza sostiene…”, è bieca falsità, che dà la misura della credibilità di certa stampa.

È del 27 dicembre 2021 la World Climate Declaration (www.clintel.org) dal titolo “There is no climate emergency”, l’ultimo appello firmato da più di 900 scienziati di tutto il mondo (167 italiani) ai governanti, affinché desistano dal mettere in atto politiche costose e inutili, quindi controproducenti (“politicians should dispassionately count the real costs as well as the imagined benefits of their policy measures”). Il dibattito è più che mai aperto, altro che concluso, direttore Molinari!

Anzi, le posso dire, senza nemmeno entrare nel merito della questione, che dovrebbero bastare le differenze tra i toni e i modi di argomentare delle due parti in disaccordo per far comprendere ad una persona di media intelligenza, non esperta della materia ma libera da pregiudizi, dove siano la correttezza e la serietà. In fondo, è anche una questione di dignità: quella di chi non ci sta a farsi prendere in giro da gente che usa un linguaggio da imbonitore più che da scienziato.

E da una stampa che, disattendendo il suo dovere principale, quello di informare, mira prevalentemente ad indottrinare, non stupisce che possano venire appelli come il suo, che, sempre nello stesso editoriale, non si capacita del “perché nelle scuole italiane si tardi ancora ad introdurre l’insegnamento dei cambiamenti climatici sin dalle prime classi”.

E allora io le propongo di chiedere di più, ovvero il licenziamento di chi, come me, dalla cattedra, mette in guardia gli studenti dalle corbellerie e dalle falsità contenute nelle versioni ufficiali, o per meglio dire di regime, inerenti alla questione climatica.

Nella scuola di Stato, per ordine del ministro, viene chiesto a noi insegnanti di svolgere annualmente delle lezioni cosiddette di educazione civica su temi rilevanti di attualità. Il ministro non si preoccupa delle specifiche competenze di ciascuno in relazione all’argomento da trattare, anzi, non le auspica, in modo che lo sprovveduto docente attinga il più pedissequamente possibile dal pensiero corrente. E così, ad esempio, si organizzano “lezioni” sulla costituzione italiana, sul clima, sul lavoro, per le quali tutti si sentono titolati.

Ebbene, in una classe di cui facevo parte e nella quale si era scelto di affrontare la questione del clima, io ho proposto il modulo dal sottotitolo “L’altro punto di vista della scienza nel 2022”, frutto di ricerca e di studio, per dar modo agli studenti di formarsi un’opinione in autonomia. Non sono stato al gioco, direttore Molinari, perché la scuola che vuole lei, luogo di indottrinamento invece che di confronto, a me fa schifo.

La questione climatica: un documento scientifico 

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2 COMMENTS

  1. Solidarizzo con il professor Belmontesi, se non altro perché qui a Roma vivo in un quartiere (denominato Lunghezza) ad alta presenza di popolazione marchigiana; anche se in pochi sono di Fermo. Un’unica considerazione: ritengo che in Italia insegnare sia completamente inutile. Forse anche fuori Italia.

  2. Ottimo articolo sulla questione climatica.
    Però non tiene in conto i fenomeni che si susseguono nella nostra galassia. Uno di questi sono i periodici esplosioni nel mantello solare, che, sembra, siano più frequenti negli ultimi 20 anni. Tale esplosioni emettono nello spazio della nostra galassia una quantità enorme di plasma solare incandescente, formata principalmente di Elio. Tale plasma giunge sulla terra sotto forma di potenti onde elettromagnetiche che riscaldano i gas dell’atmosfera. Da cui si può dedurre che il lieve riscaldamento in alcuni anni del 1900-2000 sia dovuto alle suddette esplosioni. Altri fenomeni astronomici potrebbero causare effetti climatici diversi e su diversi latitudine della Terra, come il lieve aumento o riduzione sia della velocità di rotazione intorno al suo asse della terra che intorno al sole. Anche le lievi modifiche dell’inclinazione dell’asse terrestre partecipa alle modifiche del cambiamento climatico. Sui suddetti fenomeni, i modelli matemateci, usati fino ad ora, non ne tengono conto, perché è ancora impossibile misurare i suddetti fenomeni astronomici.

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