di LEONARDO FACCO
La parabola di Flavio Tosi è l'emblema di quell'indipendentismo fellone che da anni occupa la scena col solo obiettivo, gattopardesco, di fingere di cambiare tutto per cambiare nulla, mantenendo in vita il parafernale statalista e centralista italiano.
Oggi, il sindaco di Verona è il nemico giurato della Lega Nord, per via del fatto che, aspirando alla candidatura in Regione al posto di Zaia, ha scelto di farsi una lista sua e candidarsi come "governatore". Da quel giorno, Tosi è considerato - come da manuale bossiano per la gestione del movimento - traditore, poltronaro, familista, venduto ecc. ecc, a seconda del caso. Ergo, i suoi ex commilitoni non perdono occasione per far saltar fuori sorelle di Tosi da additare come imbucate, camarille con cui avrebbe gestito il potere scaligero, suoi fedelissimi che non vogliono mollare le poltrone. In vero, Tosi è sempre lo stesso. E' di quella stessa pasta di cui era fatto quando stava nel Carroccio
Diciamo che è una guerra tra simili… e che in questa guerra non abbiamo amici coinvolti quindi che se la vedano pure tra di loro.