di PAOLO L. BERNARDINI
La ricca tradizione del liberalismo italiano – ricca almeno dal punto di vista teorico, data la miseria delle sue realizzazioni pratiche, non ostante un Presidente liberale, addirittura, Luigi Einaudi – si presenta, con questo pamphlet di Giancristiano Desiderio (liberilibri, 2017), in modo accattivante e provocatorio, com’è in fondo nel suo DNA. Se vista da un punto di vista di liberalismo radicale, ovvero, direbbe Ayn Rand, “coerente” questo liberalismo “moderato” mostra una nostalgia ambigua, pericolosamente ambigua, per l’ideale di “paese serio”, non mai evidentemente realizzato.
Nostalgia che ci concreta in una miriade di autori “contro”, che annoverano i pilastri del liberalismo italiano, Croce – modello di Desiderio – ma anche un Indro Montanelli, che qui ricorre spesso, per non parlare di tardi alfieri di un liberalismo un po’ ottocentesco, e sempre lamentoso, come Dino Cofrancesco. La critica del liberalismo radicale