di MICHELE DE LUCIA
La partitocrazia italiana ha trovato nell’attuale legge elettorale (L.270/2005), la “porcata” calderoliana benedetta sostanzialmente da tutti i principali partiti allora esistenti, la sua estrema blindatura, impedendo anche formalmente agli elettori di scegliere i propri rappresentanti, per riservare la nomina di questi ultimi alle segreterie dei partiti.
Nei mesi scorsi sono entrate in scena diverse iniziative in materia elettorale, di volta in volta presentate dai promotori come di vera e propria “liberazione dal male”, e puntualmente riproposte come tali dai mezzi di comunicazione di massa. In questa linea si sono mossi anche i referendum - poi bocciati, com’era prevedibile sin dalla formulazione dei quesiti, dalla Corte costituzionale - per il ritorno alla legge Mattarella, quando quella legge si basava a sua volta su un modello partitocratico, prevedendo semplicemente un diverso modo di fare le nomine.
Sulla stessa linea si muovono i recent
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