di ALBERTO LEMBO
Il trattato di pace imposto all’Italia dai vincitori (è istruttivo e divertente insieme leggere in questa lista di avvoltoi i nomi di soggetti come Belgio, Olanda, Cina e Brasile) fu sottoscritto a Parigi dai rappresentanti italiani il 10 febbraio 1947.
Il trattato, frutto della “cupidigia di servilismo” (così si espresse V. E. Orlando in sede di discussione) fu presentato per la ratifica all’Assemblea Costituente, eletta il 2 giugno 1946 e funzionante come Parlamento monocamerale. Degasperi, reduce dal suo viaggio negli U.S.A., si rifiutò decisamente di discuterne preventivamente in Assemblea, come chiedeva, ad esempio, Sturzo e come dimostrano i verbali del governo, e volle la sottoscrizione del testo concordato con i vincitori americani.
Nell’aula affollata dai nuovi rappresentanti “democratici” si levò, nella seduta del 24 luglio 1947, la voce di Benedetto Croce, già Senatore del Regno ma certamente non sospettabile di nostalgie aut
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