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Voto in veneto, eleggiamoli e litigheranno come han sempre fatto

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venetoleonedi ENZO TRENTIN

Sono moltissimi anni che il desiderio dei veneti di autogovernarsi è costantemente frustrato dallo Stato italiano, e da alcuni politici veneti. Da più o meno vent’anni la scena politica veneta è alternativamente occupata da circa una dozzina di personaggi che ieri erano autonomisti e federalisti ed oggi si presentano come indipendentisti. Sembrerebbe essere il naturale sbocco di un percorso politico: non avendo risposte dallo Stato italiano, andiamocene dall’Italia. Sarà proprio così?

Intanto constatiamo la rissosità permanente di questi personaggi. La mancanza di umiltà, l’incapacità di anteporre gli ideali alla propria persona, e l’assurda miopia politica sono negli anni il comune denominatore di qualsiasi esperienza politica autonomista-federalista-indipendentista in Veneto e sono da considerare la causa prima del fallimento di tutte le esperienze politiche in tal senso. E per questo si veda qui , un’esposizione storica che pur presentando qualche semplificazione, è tuttavia illuminante: i protagonisti di ieri sono quasi tutti gli stessi di oggi. Chi cambia sono i comprimari. Naturalmente non si tratta di persone particolarmente malvagie; vanno commiserate, perché la cultura che esprimono è quella dalla quale provengono: la partitocrazia.

Ieri si battevano per l’autonomia non ottenendo nulla. Si dichiaravano federalisti, ma proposte di autentico federalismo ne hanno fatte poche o nessuna, sicuramente non incisive, ed in ogni caso senza alcun successo. Le battaglie si sviluppano – come oggi – tra chi non crede alla possibilità di arrivare all’autodeterminazione (e probabilmente nemmeno la desidera. La chiamano via istituzionale e democratica) e propende quindi ad ottenere una qualche forma di accordo con Roma, e chi – a parole – vuole arrivare allo scontro frontale con le istituzioni, ma cerca ripetutamente di entrarvi.

Quando negli anni ’90 del secolo scorso sedevano in Consiglio Regionale, presentarono diverse proposte di legge in senso venetista confidando, neppure tanto velatamente, nell’assenso del Presidente della Regione, Giancarlo Galan. Quest’ultimo, non mancò di cavalcare, da buon politico, il malumore dei cittadini. Ciò nonostante non ottennero nulla. Oggi alcuni si affidano alla presunta disponibilità di Luca Zaia. Non otterranno nulla. Zaia ha regredito parlando di autonomia, e quando ha dovuto “accettare” la Legge 16/2015 (referendum consultivo per l’indipendenza) in concreto non ha fatto niente per attuarlo. Del resto nulla gli consentiranno in futuro Forza Italia, o Fratelli d’Italia con i quali è alleato; la Lega poi…

Altri, pur avendo inizialmente ricercato gli stessi accordi con la Lega Nord, hanno successivamente deciso di correre da soli accampando una certa “purezza” d’intenti. In questo caso, di fatto, tutto ruota intorno all’idea del dispotismo illuminato, che ha sempre avuto un carattere utopico, e ai giorni nostri è del tutto assurda. Del resto “l’illuminato” non è andato d’accordo con nessuno o quasi, poiché mirava ad un partito ad personam, che però dovremmo chiamare movimento. Dove sia la differenza, visto che ambedue: partito e movimento hanno gli stessi fini e comportamenti, nemmeno il deposta illuminato sa spiegarlo. In ogni caso l’unico obiettivo di costui e dei suoi sostenitori è l’indizione, quanto mai “avveniristica” del referendum consultivo per l’indipendenza, che non potrà essere indetto se non a seguito della donazione spontanea dei veneti di 14 milioni di €uro. E quanto entusiasmo ci sia in proposito, lo si constata con le scarse donazioni sin qui rilevate, che hanno dato di converso la stura al dileggio della stampa di regime. Ecco allora che “l’illuminato” cambia registro: «Eleggetemi ed io cambierò la legge per togliere i 14 milioni di €uro.» Tsz! Il fine sembra l’elezione non l’indipendenza, poiché sempre di referendum consultivo si tratterà.

Di quegli indipendentisti che ora sono diventati autonomisti e consentono alla candidata del PD Alessandra Moretti di richiamare elettori distratti attraverso l’esposizione del simbolo elettorale contenente il Leone di San Marco non serve parlare. Sono persone dal pensiero debole che non s’accorgono di collaborare col regime che sino a pochi giorni fa aborrivano.

Tutti indistintamente si sono accapigliati per “posizionarsi” in maniera da essere i primi beneficiari di eventuali successi elettorali. Chi quale candidato indiscusso e magari in più collegi, chi quale “collegato” a liste dal più certo risultato. Infatti già nella scorsa tornata elettorale fu sufficiente un modesto 1,54% per ottenere l’elezione di un Consigliere regionale “collegato”, mentre agli altri sarà necessario ottenere almeno il 3%.

A questo punto possiamo anche fare un po’ di fantapolitica. Supponiamo che queste sedicenti forze indipendentiste-autonomiste riescano ad eleggere numerosi Consiglieri regionali: 3 o 4 quelli che appoggiano il PD, 4 o 5 quelli che appoggiano la LN, 5 o 6 IV. Supponiamo che ne eleggano anche di più. La domanda è: hanno un progetto istituzionale? Qualcosa che i trattati e la giurisprudenza internazionale sui diritti dell’uomo hanno finito per integrare come definizione dei diritti costituzionali? Qualcosa per mezzo della quale la neo Repubblica di San Marco potrebbe essere ritenuta uno Stato dalla sovranità certa e con una vita politica ben regolata in quanto a democrazia? Un documento importante in campo internazionale, come si richiede al successivo ingresso della Repubblica in organismi di primaria importanza come: CSCE, Consiglio d’Europa e ONU? La risposta è no!

Qualche lustro fa furono eletti in quanto si professavano federalisti, presentarono un progetto federale? No! Hanno solo e sempre parlato genericamente di voler un sistema istituzionale simile alla Svizzera; tuttavia progetti nero su bianco: nessuno. E questo non perché non ne siano capaci, che sarebbe già titolo sufficiente per non votarli; ma perché rimandando a dopo essi non faranno altro che perpetuare la conflittualità tra i partiti per far prevalere il proprio, e all’interno dei singoli partiti per assumerne la leadership. Insomma, votando costoro non cambieremo né la musica, né i suonatori.

Di più: quando erano Consiglieri regionali o parlamentari o sedevano nel Consiglio di qualche Comune o Provincia, sapevano benissimo in che cosa consistesse il ridicolo referendum consultivo. Hanno fatto una banale Proposta di delibera per eliminare quell’obbrobrio e per sostituirlo con i più adeguati referendum deliberativi? La risposta è no!

ZAIA-AUTONOMIAE così assistiamo alla politica di sempre: Luca Zaia e la sua Giunta in una sola nottata di lavori dell’ultima ora hanno elargito a pioggia 50 milioni di €uro (VEDI QUI delibera 50 m.ni – rev. 003_EC) ad una galassia di fruitori che difficilmente si esimeranno dall’esprimergli gratitudine (elettorale?). Non vogliamo nemmeno mettere in dubbio la liceità di tali sovvenzioni. Ci chiediamo solo: quei 50 milioni non potevano essere spesi più proficuamente a difesa del dissesto idrogeologico che ad ogni pioggia un po’ consistente mette in ginocchio le popolazioni?

A questo punto è bene non trascurare che i politici vanno giudicati per quello che fanno, non per quello che dicono, e sotto questo profilo quello che hanno sempre fatto gli autonomisti-federalisti-indipendentisti che chiedono il voto il 31 maggio, è sempre stato il litigare, lo scomporsi e ricomporsi in una galassia di partitini e movimenti inconcludenti e privi di qualsiasi progetto come di risultati. Insistendo in questo modus operandi vien da chiedersi se non sia il caso di istituire pene pesantissime per il reato di “Abuso di Credulità Popolare“. Tsz!

Eppure come gli indipendentisti scozzesi e catalani insegnano, è necessaria la predisposizione di una proposta di nuovo assetto istituzionale, e su questo molto è stato scritto, ma poco gli indipendentisti del “Bel paese” ci hanno sin qui mostrato. Un progetto istituzionale che non confonda mai i desideri, con i capricci, le fantasie, i vizi. Occorre anche discernere l’essenziale e l’accidentale. L’uomo ha bisogno non di riso o di patate, ma di nutrimento; non di legna o di carbone, ma di riscaldamento. Ugualmente, per i bisogni dell’anima, occorre riconoscere le soddisfazioni differenti, ma equivalenti, che rispondono a un medesimo bisogno. Occorre anche distinguere, dai nutrimenti dell’anima, i veleni, che, per qualche tempo, possono dare l’illusione di farne le veci. Che offra un nutrimento indispensabile all’anima umana qual è la libertà. La libertà, nel senso concreto della parola, consiste nella possibilità di scelta. Si tratta, beninteso, di una possibilità reale. Ovunque c’è vita comune, è inevitabile che regole imposte dall’utilità comune limitino la scelta.

Occorre anche si sia consapevoli che coloro che comandano sanno, da parte loro, ubbidire; e che tutta la gerarchia sia orientata verso uno scopo il cui valore, e perfino la grandezza, siano percepiti da tutti, dal primo fino all’ultimo. In tempo di guerra, se un esercito ha la necessaria temperie morale, il soldato è felice e fiero di essere sul campo e non al quartier generale; un generale è felice e fiero che la sorte della battaglia sia affidata al suo pensiero; il soldato ammira il generale e il generale ammira il soldato. Tale equilibrio costituisce un’uguaglianza. Vi sarebbe uguaglianza nelle condizioni sociali se esistesse un equilibrio simile. Pertanto, se l’indipendenza del Veneto potrà essere realizzata, essa difficilmente passerà per la Regione Veneto presidiata dai partiti politici ancorché indipendentisti. Molto più probabilmente potrà essere ottenuta per mezzo della secessione “illuminata” da un progetto di nuovo assetto istituzionale.

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