di MARIETTO CERNEAZ
Con l'avvento del fascismo, accanto alle chiusure per legge avvenivano veri e propri pogrom antislavi, con distruzione di tipografie, circoli, case private, negozi; chi parlava sloveno o croato in pubblico rischiava bastonate, sputi (alcuni zelanti maestri erano usi sputare in bocca agli alunni che non parlavano in italiano), olio di ricino e addirittura olio da motore, come quello che venne somministrato al dirigente di coro Lojze Bratuž (italianizzato in Luigi Bertossi), che morì un mese dopo.
L’incendio del Narodni Dom, l’enorme casa del popolo, centro culturale e simbolo dell'identità nazionale e culturale degli sloveni, dei croati e dei cechi nel centro di Trieste, avvenuto il 13 luglio 1920, fu il primo atto ascrivibile pienamente allo squadrismo fascista, nonostante la vulgata nazionalista lo dipinga quale una “reazione legittima” all’uccisione di due militari italiani a Spalato... i quali però non solo si trovavano in una città che non f
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