di PAOLO L. BERNARDINI
Non vi è nulla di più inutile, si dice, di un giornale del giorno prima. Figuriamoci uno del 24 marzo 2016. Ma si tratta di un luogo comune, che, come ogni luogo comune, è passibile di essere sfatato, assai semplicemente. Ad esempio, rileggendo con attenzione le pagine che il numero 668 di “Ravenna & Dintorni”, del 24 marzo 2016, appunto, dedica alle trivelle e al mondo “offshore” di Ravenna, su cui tutti gli italiani, ma proprio tutti, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, sono stati chiamati a votare in primavera, senza che il quorum sia stato raggiunto, come si sa, e così le concessioni rimangono, e tutto è caduto nel dimenticatoio.
Eppure, sia il mondo dello “offshore” ravennate, sia quello del pensiero (e della prassi) politica, molto hanno da riflettere su questo referendum, sul significato della democrazia, e, meno, assai meno in astratto, su quell’affascinante mondo fuori dalla costa, dove ci fu quell’episodio autenticamente l