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Legge e mercato, la solitudine intellettuale dell’uomo che pensa

Da leggere

di GUGLIELMO PIOMBINI Il vantaggio dello studio indipendente Legge e mercato raccoglie, in forma riveduta e aggiornata, i migliori saggi e articoli scritti da Giovanni Birindelli tra il 2014 e il 2016. Sono sicuro che questo nuovo libro riceverà dai lettori lo stesso favore del precedente, La sovranità della Legge, perché le qualità che contrassegnano le riflessioni dell’autore sono le medesime: originalità, profondità, rigore logico, coerenza, chiarezza di esposizione. Nel nostro paese le idee della filosofia libertaria e dell’economia austriaca circolano da una ventina d’anni, e sono state diffuse e sviluppate da un gruppo poco numeroso, ma di ottimo livello, di studiosi e scrittori. Giovanni Birindelli, al quale mi legano una profonda stima e amicizia, è apparso solo da pochi anni in questa comunità, ma ha bruciato le tappe e si è messo subito in evidenza per le sue capacità non comuni. L’autore di questo libro non è un accademico, ma uno studioso che ha
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5 COMMENTS

  1. Salve Sig. Birindelli ,
    Da profano le chiedo, lo stato con la potestà sulla legge non dà garanzie e tutele per le classi più deboli? Dovessimo affidarci solo ai contratti privati non nascerebbero secondo lei delle palesi ingiustizie in virtù di posizioni forza grandemente sbilanciato come quella tra una grande multinazionale e un lavoratore soprattutto se dipendente?
    Vorrei inoltre tanto sapere che relazione c’è secondo lei tra la moneta creata dal nulla e il monopolio privato sulla sua gestione ad opera di grandi gruppi bancari? Cioè io ravvedo una contraddizione tra quella che è una prerogativa pubblica (il controllo dell’emissione della moneta) ma che di fatto è esercitata da privati con contratti tra privati in cui lo Stato se la moneta fosse davvero sua emanazione non si avrebbero le storture che abbiamo oggi.

    In pratica secondo me ma so di non avere cultura specifica in niente nella mia vita, dare tutto in mano ai privati, affidarci al mercato non comporta a prosperare e al benessere collettivo, valutando gli effetti che da sempre si scatenano quando settori pubblici finiscono sotto il controllo di privati mi viene da pensare che un’ingerenza statale in alcuni ambiti (anche se auspicherei molto di più un coinvolgimento dei cittadini) sia una cosa grafica e necessaria. Non pareggio per il socialismo o il comunismo come ci è stato insegnato a scuola ma non mi sentirei affatto garantito se alla fine fossero i più forti e i più intelligenti a detta legge in ogni ambito della vita sociale ed economica.
    Anzi a me oggi sembra proprio sia così e che lo stato sia stato del tutto spodestato dal suo ruolo.

    Forse mi sono un po’ allargato andando furori tema? Se è così chiedo scusa ma le implicazioni del discorso d’altronde sono così ampie che è difficile discutere in un rigido seminato imposto arbitrariamente.

    Ultima domanda a titolo personale: la finanza alla fine dei conti con i suoi giochi speculativi è una sistema a somma zero. C’è chi guadagna e chi perde un po’ come la partita doppia. Non si sente un po’ in colpa per aver partecipato anche lei a questo meccanismo che scommettendo non possono che provocare danni dal lato opposto a chi vince?

    La mia non è polemica ma vorrei capire meglio, soprattutto i discorsi che si contrappongono eticamente al mio punto di vista.

  2. Grazie ancora caro Guglielmo per questa splendida prefazione. È davvero un onore che non credo di meritare. E sono davvero felice per la nostra stima e amicizia reciproca. Un abbraccio

    • Caro Giovanni, sono io ad essere onorato del tuo invito a scrivere la prefazione del tuo brillantissimo libro.

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