di SERGIO RICOSSA*
L’imperfettismo sa che la concorrenza non è mai perfetta e può mancare del tutto; che il mercato più è libero e innovativo, e più minaccia di squilibrare l’economia; che gli individui e i gruppi non hanno pari forza contrattuale; che non tutti e sempre vogliono e possono scegliere da sé e bene; che le scelte nella società sono spesso contrastanti e richiedono una forza dirimente; e che «probabilmente nulla ha danneggiato la causa liberale tanto quanto la caparbia insistenza di alcuni liberali… sul principio del laissez faire» (F. Hayek, The Road to Serfdom, p. 13).
Esso teme tuttavia che l’intervento pubblico possa non essere illuminato; e che quella istituzione coercitiva chiamata stato «nel migliore dei casi rifletta solo il volere di una maggioranza, e nel peggiore dei casi diventi una autocrazia con i propri arbitrii» (C.K. Rowley e A.T. Peacock, Welfare Economics, p. 147).
L’imperfettismo non ha soluzioni ottime da offrire, non pro