In un periodo in cui lo Stato sta intervenendo sempre piĆ¹ di frequente, direttamente o per il tramite della Cassa Depositi e Prestiti, il verbo statalista ormai viene proferito ad alta voce, senza remore. Per esempio, questo ha recentemente dichiarato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, nel corso dell’assemblea degli industriali a Pordenone: āL’Italia ha bisogno di grande industria di stato, da cui possano gemmare opportunitĆ per il territorio e le imprese, perchĆ© a differenza di altri player planetari stiamo perdendo i benefici che erano garantiti dalla sua presenzaā.
Non dubito che vi sia chi rimpiange la stagione dello Stato imprenditore. Per chi āgemmanoā le opportunitĆ ? Di certo per chi ne diventa dipendente. Ovviamente per chi, su nomina politica, ne diventa dirigente o amministratore. Sicuramente per quanti, a vario titolo, forniscono consulenze seriali e ben remunerate. Anche, perchĆ© no, le imprese che ne formano lāindotto.
Con un poā di pazienza tutti questi soggetti sono individuabili. Sono āciĆ² che si vedeā, per ricordare il saggio di Frederic Bastiat. PerĆ² cāĆØ anche ciĆ² che non si vede, quanto meno non altrettanto nitidamente. Per esempio chi paga il conto. Quella particolare categoria di stakeholders, ossia chi paga le tasse, che sopporta lāonere dellāindustria di Stato (grande o meno grande che sia), senza avere alcun beneficio e, soprattutto, alcuna voce in capitolo.
Costoro dubito che perdano benefici dallāassenza della industria di Stato.