di MATTEO CORSINI
Come è noto, il termine inflazione ha subito diversi decenni orsono una modifica di significato nell’economia mainstream, passando dall’essere considerata una espansione di moneta e depositi (creati dal nulla) a un incremento dei prezzi al consumo.
La seconda è in realtà una conseguenza, generalmente neppure la più immediata, della prima. Questa modifica ha causato e continua a causare non pochi danni quando si parla di politica monetaria. Le banche centrali dei principali Paesi/aree sviluppati hanno un obiettivo di crescita dei prezzi al consumo attorno al 2% annuo. Potete leggere tutta la letteratura accademica che volete, ma non riuscirete mai a trovare una spiegazione (per quanto vi possiate imbattere in paginate di formule complesse) che in ultima analisi non sia basata su null’altro che sull’arbitrarietà di quel livello. Che, peraltro, a diversi economisti sta pure stretto. Per esempio all’ex banchiere centrale (proprio alla Fed) Narayana Ko