di MATTEO CORSINI
Parlando all’associazione degli economisti di business Nabe, Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, ha ammesso che qualcosa non ha funzionato nelle previsioni fatte dalla banca centrale statunitense.
“Io e i miei colleghi potremmo aver mal giudicato la forza del mercato del lavoro, il grado di conformità delle aspettative inflazionistiche di lungo periodo con il nostro obiettivo d’inflazione e persino le fondamentali forze che guidano l’inflazione”. Aggiungendo poi che: “Pressioni al ribasso sull’inflazione potrebbe rivelarsi persistenti al di là di ogni previsione”. A fronte di tutto ciò: “A mio avviso si rafforzano le ragioni di una gradualità delle mosse. Troppa fretta rischia correzioni eccessive della politica in risposta a sviluppi attesi ma che non potrebbero non verificarsi”. Senza esagerare nella prudenza, ha poi aggiunto. Yellen si riferisce all’inflazione dei prezzi al consumo, una delle conseguenze dell’inflazio
Da persona assolutamente “digiuna” in materia ho la sensazione che i banchieri centrali si siano infilati (trascinandosi dietro anche Stati, governi e popoli) in una via senza uscite: se continuano a tenere i tassi a zero il “sistema” collasserà al piú tardi fra qualche decina d’anni, con il crollo di tutte le attività tradizionalmente legate a tassi d’interesse di mercato (pensioni etc.). Se lasciano tornare i tassi a valori di mercato fanno saltare il 90% degli Stati sovraindebitati (USA, Giappone, Italia e via andando). Mi ricorda un po’ la storia di Scilla e Cariddi…
Con la mia limitata fantasia non vedo che una sola possibile via d’uscita, per quanto fantapolitica: il controllo totale di tutta la circolazione monetaria, cioè il controllo totale di tutto (quindi: Orwell “1984”).