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La falsa modestia del banchiere centrale

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di MATTEO CORSINI

Parlando all’associazione degli economisti di business Nabe, Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, ha ammesso che qualcosa non ha funzionato nelle previsioni fatte dalla banca centrale statunitense.

Io e i miei colleghi potremmo aver mal giudicato la forza del mercato del lavoro, il grado di conformità delle aspettative inflazionistiche di lungo periodo con il nostro obiettivo d’inflazione e persino le fondamentali forze che guidano l’inflazione”. Aggiungendo poi che: Pressioni al ribasso sull’inflazione potrebbe rivelarsi persistenti al di là di ogni previsione”. A fronte di tutto ciò: A mio avviso si rafforzano le ragioni di una gradualità delle mosse. Troppa fretta rischia correzioni eccessive della politica in risposta a sviluppi attesi ma che non potrebbero non verificarsi”. Senza esagerare nella prudenza, ha poi aggiunto. Yellen si riferisce all’inflazione dei prezzi al consumo, una delle conseguenze dell’inflazione prodotta dalla politica monetaria espansiva. Evidentemente una conseguenza non immediata, soprattutto in economie aperte.

Molto probabilmente gli indici utilizzati dalle banche centrali per misurare l’inflazione avrebbero registrato un andamento negativo in assenza di politiche monetarie espansive, ma i loro mandati prevedono quasi ovunque che il concetto di stabilità dei prezzi (obiettivo di per sé arbitrario) coincida con una crescita attorno al 2% annuo (livello altrettanto arbitrario). A prescindere dalle dinamiche di mercato.

Il fatto è che la storia ha già dimostrato in diversi episodi che, concentrandosi sull’andamento di indici di prezzi al consumo, si tralasciano gli effetti delle politiche monetarie sui prezzi delle attività finanziarie e reali, che si gonfiano per effetto dello schiacciamento artificiale dei tassi di interesse e dell’abbondanza di liquidità creata dal nulla.

Prima o poi queste vere e proprie bolle (di cui, ovviamente, Yellen e colleghi negano l’esistenza) scoppiano, e in quel caso si dà la colpa al mercato, soprattutto nella sua variante di “cattiva” speculazione. E’ successo con la crisi del 1929, all’inizio di questo secolo e anche una decina di anni fa. Succederà ancora, inevitabilmente.

Notate la (ipocrita) modestia dimostrata da Yellen: bontà sua, ammette che i banchieri centrali non hanno la sfera di cristallo. Ma lo fa solo per giustificare una “gradualità delle mosse”. Ovviamente quando si tratta di ritirare in parte gli stimoli monetari.

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1 COMMENT

  1. Da persona assolutamente “digiuna” in materia ho la sensazione che i banchieri centrali si siano infilati (trascinandosi dietro anche Stati, governi e popoli) in una via senza uscite: se continuano a tenere i tassi a zero il “sistema” collasserà al piú tardi fra qualche decina d’anni, con il crollo di tutte le attività tradizionalmente legate a tassi d’interesse di mercato (pensioni etc.). Se lasciano tornare i tassi a valori di mercato fanno saltare il 90% degli Stati sovraindebitati (USA, Giappone, Italia e via andando). Mi ricorda un po’ la storia di Scilla e Cariddi…
    Con la mia limitata fantasia non vedo che una sola possibile via d’uscita, per quanto fantapolitica: il controllo totale di tutta la circolazione monetaria, cioè il controllo totale di tutto (quindi: Orwell “1984”).

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