di MATTEO CORSINI
Contrariamente a quanto ebbe a (improvvidamente) sostenere l’allora ministro Tommaso Padoa-Schioppa, me tasse non sono una cosa bellissima. Non lo sono, ovviamente, per chi le considera una violazione della proprietà del pagatore di tasse (in sostanza, un furto o un’estorsione a seconda del metodo di riscossione). Ma non lo sono neppure per coloro che le ritengono un male necessario.
Se poi il fisco, oltre a pretendere soldi, tratta il pagatore di tasse come uno zimbello, le cose sono ancora peggiori. In Italia, nonostante esista anche lo statuto del contribuente e in barba alle più volte dichiarate intenzioni ministeriali di avere un (a mio avviso ossimorico) “fisco amico”, una materia sulla quale la giurisprudenza è ondivaga riguarda ciò che viene definito “abuso del diritto”.
Dovrebbe trattarsi di quelle operazioni che non hanno senso economico, ma hanno l’unico obiettivo di ridurre il carico fiscale. Si tratta, a mio parere, di un concet
Come professionista ho più volte sbattuto contro l’ossimoro dell’abuso di diritto. Praticamente è una subliminale compressione della libertà: il contribuente non è libero di scegliere la LECITA forma giuridica più idonea a perseguire i suoi interessi, ma è punito se ha scelto una “forma” sconveniente per l’erario. Superior stabat lupus…