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Scegliendo a chi dare i nostri soldi, votiamo i beni e i servizi che vogliamo

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di STEFANO GERLI I privati sanno di non poter contare su entrate sicure come la tassazione, pertanto per soddisfare i propri obiettivi egoistici sono costretti a produrre beni di buona qualità a prezzi giusti e con costanza nel tempo. Certo, sono liberi di non farlo ma nel qual caso il cliente (quell’organismo considerato dai politici incapace d’intendere e volere) sceglierà di dare i propri soldi a qualche privato concorrente che meglio soddisfa le sue esigenze. Sì perché il privato egoista sa bene che se cercasse di risparmiare attraverso la vendita di prodotti scadenti per aumentare il proprio margine di guadagno, qualcun altro non lo farà, e non per questioni morali ma per i vantaggi economici che l’attrazione di un maggior numero di clienti gli procura tale scelta imprenditoriale. Di conseguenza, per vendere beni di bassa qualità, un privato sarà costretto a tenere i prezzi bassi (e quindi anche il suo margine di guadagno) secondo il giudizio dei consumatori.
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