di ENZO TRENTIN
Esaminiamo, per esempio, la questione di sapere come e sotto quale bandiera l'indipendentismo sardo, sudtirolese, veneto eccetera si dovrebbe alzare a combattere la battaglia dello scioglimento dei vincoli dell'unità nazionale italiana. Si accusavano gli indipendentisti (specie, ma non esclusivamente, i Veneti) di essere discordi; da ogni lato si predica loro l'unione, perché, secondo il vecchio adagio, l'unione costituisce la forza. Ma, per avere la forza ci vuole un'unione di elementi omogenei, se no, in sua vece avremo miscuglio e confusione che generano la debolezza e l'impotenza. Ci vuole un'idea che segni la via che conduce alla meta, e tolga le incertezze, le perplessità e i governi provvisori che partoriscono necessariamente la sconfitta.
Se solo si guardasse alla storia, si è mai veduta unione più meravigliosa di quella degli italiani nel 1848?
Tutti ripetevano ad una voce: «Non si discuta ora di nulla! Prima fuori lo straniero, poi ci intendere
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