di GILBERTO ONETO
La parola “liberalizzazione” è musica per le orecchie di quasi tutti noi, è una sorta di mantra benefico. Anche con questa bandiera era nata la Lega e Berlusconi aveva vinto le elezioni: la bandiera era stata riposta in un cassetto e non se ne era parlato più. Adesso la tira fuori Mariomorti quasi fosse uno “specifico universale”, una pozione magica in grado di risolvere tutti i mali. E lo sarebbe anche, se fosse vera liberalizzazione. In realtà stanno facendo passare per tale una serie di pastrocchi confusi e spesso anche poco liberali. È lo stesso gioco al rovesciamento del significato delle parole, di mascheramento lessicale che lo Stato italiano ha già messo in atto con il federalismo, chiamando federalista una serie di schifezze che non gli somigliavano neanche da lontano. Una sorta di “Ego te baptizo piscem”. Roba del genere: volevate il federalismo, beccatevi questa rumenta che nel frattempo abbiamo battezzato “federalismo”. E adesso: v
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